Medici
La tangenziale è ormai alle nostre spalle; la strada che percorriamo è costellata di ragazzi che vendono sigarette di contrabbando.
Dall’autoradio escono le note dell’immortale “Child in Time” dei Deep Purple.
Anna, la madre di Luca, mi chiede di controllare il foglietto dove si è appuntata le indicazioni per raggiungere Villa Valeria, dove abbiamo appuntamento con il neurologo.
Luca ha la sindrome di Asperger, in forma molto leggera, ma Anna ha chiesto, comunque, l’accompagno.
Dopo un paio di indicazioni fuorvianti, forniteci dagli indigeni, raggiungiamo la zona; ci infiliamo in un vicolo largo 50 cm più della macchina; sporgendosi dal finestrino, Anna chiede della Villa ad una signora seduta davanti ad un negozio; la tipa esibisce un repertorio di smorfie da far impallidire Jerry Lewis, poi:
“Mai sentita, signo”! –
Dopo neanche dieci metri ci troviamo di fronte alla clinica, la scritta “Villa Valeria” è di dimensioni impressionanti.
Suoniamo al citofono.
“Ma avete un appuntamento?” la voce femminile ha un tono ostile.
“Si, con il Dottor Russo.”
“Dottore? (F.C.) Dice la signora di avere un appuntamento con lei, è vero?”
Mi chiedo se siamo in un centro diurno per disabili, come ci avevano informato, o davanti ad una base del Pentagono.
“Va bene, entrate… “il tono ancora sospettoso.
Il “tono sospettoso” assume le sembianze di un ‘ infermiera sulla sessantina, con zoccoli bianchi e atteggiamento marziale ma gentile:
“Accomodatevi che il Dottore arriva subito.”
Da una fonte sonora, non identificabile, i Pooh stanno intonando “Uomini soli”
Nel cortile assolato transita un tipo dal ‘età indefinibile, lo sguardo vuoto; mormora una litania tra sé e sé ripetendo di continuo un gesto rituale.
L’ infermiera ci viene incontro:
“Venite, vi accompagno dal Dottore.”
La stanza è grande, fredda, spoglia: squallida. Un tipo sui quaranta, radi capelli ricci,
camice sbottonato, è seduto dietro una scrivania che sembra un banco preso in prestito da un istituto tecnico industriale; quando entriamo, alza appena lo sguardo:
“Buongiorno, ha avuto difficoltà a trovare la strada?” rivolgendosi ad Anna.
“No, nessun problema, come sta?”
“Bene, grazie.”
“Beh… questo è Luca, lui è Davide, l’assistente.”
La reazione del medico è inesistente. Anna esce dalla stanza, faccio per seguirla, ma lui mi chiede di restare.
Mi siedo, mentre il tipo continua a fissare Luca con occhi assenti, l’atteggiamento finto-rilassato.
“Bene, qual ‘ è il problema?”
Cazzo! Mi vengono in mente almeno sette battute “da film” contemporaneamente, prima fra tutte: “è lei il dottore!”.
Invece Luca risponde:
“L ‘ ansia.” come se fosse il sintomo la causa e la cura in una volta.
“E QUANDO è ansioso?”
Adesso lo sarà senza altro, coglione! Cerco di non far trapelare la rabbia che mi monta
“Mah… sempre…”
“E PERCHE’” è ansioso?
Ora mi alzo e me lo porto via!!
“Beh… non saprei… “Praticamente lo sta torturando.
Soltanto adesso il medico comincia a pronunciare frasi oltre una proposizione di primo grado… e gli chiede della sua infanzia!
L ‘ uomo che mi sta di fronte è giovane, intelligente, dinamico, eppure sta dicendo una serie di idiozie che pensavo sepolte con Pavlov. Sembra che gli ultimi quarant’anni di ricerche psichiatriche, neurologiche e, soprattutto, psicologiche, gli siano scivolati addosso senza scalfirlo.
Provo a intromettermi dicendo che forse, la bioenergetica….
Scansa l’argomento come un insetto fastidioso, mettendo Lowen alla stessa stregua del Vudù haitiano. Squilla il telefono. Dev ‘ essere un collega, cominciano a parlare di AUTOMOBILI!
Lui è entusiasta di un recente acquisto, l’ultimo modello di non so cosa! Io non sono snob, non molto, perlomeno, ma Cristo: automobili!! Se non fosse che sono qui perché Luca ha dei problemi reali, mi starei divertendo parecchio.
Riaggancia.
“Lei è depresso.” conclude, lapidario.
Consiglia un ‘ analisi Junghiana e gli prescrive degli antidepressivi.
Mi accompagna alla porta mentre Anna ci viene incontro; non vuole assolutamente essere pagato. “E ci mancherebbe!! “penso, mentre lei insiste.
“Come è andata? “mi chiede Anna
“Bene.” mento io.
“Bene.” mente Luca
Di nuovo in macchina; davanti ad una farmacia, Anna mi porge la ricetta.
La farmacista legge la ricetta con attenzione, cerca tra gli scaffali, mi restituisce ricetta e una scatola verde e bianca:
“Quarantotto euro”
La Vera Medicina, l’unica Medicina: la Medicina Ufficiale!
Quarantotto euro.
- Medici - 26/06/2025
- Turno in ospedale - 26/04/2025
- Profilo d’autore: William Gibson - 07/04/2025