Uanema. In giro per il centro storico con Andrea Sannino
Abbiamo incontrato nel centro storico di Napoli Andrea Sannino, artista che si è dedicato fin da bambino alla musica e che con il suo album, Uanema, la cui produzione artistica è stata affidata a Mauro Spenillo e Pippo Seno e la produzione esecutiva a Tony Polito, distribuito per la ZeusRecords, ha raggiunto circa le 2000 copie vendute e migliaia di visualizzioni su youtube. L’artista ha scambiato qualche chiacchiera con noi, rispondendo alle nostre domande.
Hai cominciato fin da giovane a dedicarti alla musica. Quando hai capito che dovevi fare della musica il tuo mestiere?
L’ho capito presto e tardi. Sono cresciuto con la musica in quanto canto da quando avevo 6 anni e vedevo mio padre che aveva un complesso anni ’80. Sono sempre stato affascinato dalla musica. Ho cominciato poi a cantare ai matrimoni le canzoni classiche napoletane, sentendomi vecchio già quando ero un bambino (ride). Successivamente mi sono dedicato a tutt’altro: mi sono diplomato all’alberghiero non abbandonando completamente però la mia vocazione musicale.
La definisco vocazione perché la musica quando ti prende non ti lascia più e per questo dopo circa un anno di università ho deciso di dedicarle completamente tutto il mio tempo. E proprio in questa circostanza arrivò la mia prima opportunità. Mi riferisco all’incontro con Lucio Dalla durante la trasmissione Il treno dei desideri su Rai Uno nell’ormai lontano 2006 e 4 anni dopo ho partecipato allo spettacolo Scugnizzi.
Com’è stato duettare con Lucio Dalla e cosa ti ha insegnato in 6 anni di amicizia?
L’amicizia con Lucio Dalla risale dal 2006, proprio dal duetto con lui nella trasmissione Il treno dei desideri. È una persona fantastica. Ebbi la fortuna infatti che la sera dopo avrebbe dovuto fare un concerto a Napoli alla Notte Bianca e invitò anche me. Le cose che mi ha sicuramente insegnato sono l’umiltà e lo studio. Per studio intendo lo studio di se stessi, anche perché Lucio Dalla era molto istintivo.
Molti ragazzi che partecipano ai talent sono convinti di avere già un corpo artistico, quando in realtà non ce l’ho nemmeno io, pur essendo 20 anni circa che faccio questo mestiere. E la stessa cosa vale anche per Lucio Dalla. Lui a 60 anni sentiva ancora di poter crescere, di poter cambiare ancora qualche aspetto di sé. Umanamente era invece di un’umiltà unica, tanto che ad esempio scendevamo insieme a comprare le sigarette a via D’Azeglio come se fosse una cosa normale e abitudinaria, infatti con sé non aveva bodyguard. Si parla spesso di umiltà ma non si può misurare con artisti come me, che non abbiamo ancora raggiunto la fama e i successi dei grandi.
Com’è stato lavorare con Sal Da Vinci nella commedia musicale scritta da Alessandro Siani, Stelle a metà?
È come se ci fossimo inseguiti fin dall’inizio. Nel 2011 infatti grazie al maestro Mattone l’ho sostituito in Scugnizzi nel ruolo di Don Saverio. Ho girato l’Italia per la rappresentazione di quello spettacolo, ma Scugnizzi è famoso per essere lo spettacolo proprio di Sal Da Vinci. Stelle a metà è stato lo spettacolo che ci ha visti insieme sullo stesso palcoscenico, grazie ad Alessandro Siani che l’ha scritto. Abbiamo girato anche il Sud Italia e a Napoli ha avuto un successo record. Da qui è nata la nostra amicizia, tanto da chiedergli di duettare con me nel pezzo scritto da Federico Salvatore, Sto cercanno ancora, il cui videoclip è stato girato sul tetto del complesso del chiostro monumentale di San Lorenzo, da cui si vede una Napoli insolita. È un brano che parla di amicizia e proprio per questo motivo ho voluto cantarlo con Sal Da Vinci.
Ti aspettavi tutto il successo che ha avuto Uanema?
Mi dicono i discografici che è arrivato a 2000 copie vendute e com’è la situazione discografica oggi è davvero un numero molto alto, considerato che si deve lottare anche con il fenomeno della pirateria. Non me lo aspettavo perché io tendenzialmente non mi aspetto mai niente quando faccio qualcosa, perché principalmente lo faccio per me stesso. Io non faccio musica prettamente per il consenso del pubblico. Ci sono pezzi nell’album che io adoro e non smetto di adorare se la gente non li apprezza come me. Secondo questo ragionamento quindi non mi aspetto mai nulla, né il successo, né l’insuccesso.
Perché hai chiamato l’album Uanema?
L’ho chiamato così non solo per fare una dedica a Lucio Dalla, che spesso utilizzava questo intercalare della lingua napoletana, ma anche per un altro motivo che spiegherà anche Pasquale Palma nel mio album. Uanema è un intercalare che noi napoletani usiamo sia per imprecare, sia per cose positive.
È una parola che non ha un corrispettivo in italiano. Con l’aiuto di Napoli Mania mi sono interessato proprio all’etimologia della parola Uanema. Essa deriva da Ua, tipica espressione di meraviglia, e da anema, che sarebbe il soul napoletano. Per me Uanema è Napoli, è il meravigliarsi da millenni di problemi che c’erano già ai tempi di Troisi, come ad esempio la mancanza di lavoro. A Napoli si aspetta sempre che qualcuno ci venga a salvare, quando in realtà basta un po’ di più consapevolezza di ciò che siamo e quindi saremo capaci di salvarci da soli.
Sei più cantante da stadi o da teatro?
Non mi sento per niente una pop-star perché deve curare numerosi aspetti oltre quello della musica. Preferisco i recital perché hanno alcuni picchi emotivi che però non sono caratterizzati soltanto da adrenalina, ma è molto più composto proprio perché è teatrale.
Io mi sento molto più teatrale perché il teatro ti dà la possibilità di trasmettere un messaggio con più tranquillità, con delle vene più emotive. Nello stadio invece il mezzo che si usa per arrivare al pubblico è la potenza, mentre io preferisco la delicatezza.
Com’è stato collaborare con Pasquale Palma, Mauro Spenillo e Pippo Seno per lo spettacolo Uanema?
Mi sono trovato benissimo perché prima che collaboratori sono amici. Mi sono trovato benissimo perché io e Pasquale Palma siamo amici già da prima che facesse parte di Made in Sud. C’è un rapporto basato sulla verità e io ci scherzo e ci rido come un mio amico delle superiori. È nata una certa complicità durante la nostra partecipazione a Stelle a Metà, ci chiudevamo nel camerino e scrivevamo canzoni, e tra queste vi era anche Uanema, che è presente e ha dato il nome all’album.
Cosa rappresenta Nicola?
È una domanda interessante, perché chiunque guardi il video del singolo penserebbe che è la solita rappresentazione di Napoli, basata sugli spaghetti e il mandolino. In realtà è l’esatto contrario, è l’esasperazione dei lati positivi di Napoli. Io non rinnego l’immagine di Napoli vista con gli spaghetti, il mandolino e Pulcinella. Preferisco questa immagine di Napoli esportata in tutto il mondo, piuttosto quella che dà Gomorra. L’immagine di Napoli che si vede in Gomorra è esasperata.
La Camorra c’è, ma non è quella descritta dalla serie culto di Sky. Così come hanno esagerato nel lato negativo quindi, io ho voluto esagerare nei lati positivi e l’ho fatto proprio con Nicola. Tra l’altro Nicola esiste sul serio. Mi trovavo a casa dei miei amici Mauro e Antonio Spenillo e mi raccontarono di un personaggio che diceva un cumulo di frottole e proprio a lui ho dedicato questa canzone, perché pur essendo un pinocchio è comunque un personaggio goliardico, che si diverte e gira per la città dicendosi “che me ne importa? Io la vita la prendo come va”. E in questo c’è un riferimento anche al film di Massimo Troisi in cui appunto si decide a voler prendere la vita come va. È un omaggio a chi si sente felice di se stesso e a chi vive non prestando attenzione al giudizio delle altre persone.
Per questo sono esagerati anche i costumi, infatti nel video indosso una giacca rossa con un papillon giallo e ciò esula completamente dal mio modo di vestire nel quotidiano. Il video è stato girato con Bruno Nappi, un grande regista che ha collaborato anche con Lina Werthmuller e con Nanni Loy, per cui c’è un omaggio alla fine del video, e Sergio Morra, senza il quale non sarebbe stato possibile realizzarlo, infatti abbiamo girato il video di sabato pomeriggio nel centro storico con attori, comparse e tecnici come se fosse un film. Anzi è stato un autentico mini film.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Per quanto riguarda i miei progetti futuri sono in cartellone al teatro Totò, l’8 dicembre, per l’evento dell’Immacolata. Ripeteremo lo spettacolo Uanema live, ma cercherò di arricchirlo con qualche omaggio natalizio, perché a Natale si è tutti più sognatori, come Walt Disney, di cui abbraccio la sua filosofia di vita. Sto preparando intanto i nuovi videoclip per i singoli che usciranno tra ottobre e novembre.
Hai in cantiere un terzo album?
Certamente, perché bisogna battere il ferro finché è caldo. Ci sto già lavorando insieme a Mauro Spinelli e Pippo Seno, ma credo che uscirà non prima della fine del 2017. Voglio puntare al massimo sulle potenzialità di Uanema, prima di intraprendere un’altra strada.
Come ci si sente ad aver fatto sold out per il tuo spettacolo Uanema al Palapartenope?
Quando mi hanno proposto di fare il Palaparthenope ero molto sorpreso, pensavo che sarebbe stato troppo presto per il primo anno di album esibirmi già su un palco del genere. Ho però avuto coraggio e mi sono buttato a capofitto. Insieme alla mia squadra composta da Mario Spiniello, Pippo Seno, Davide Ippolito che ha organizzato insieme a me l’evento, e tutto lo staff del teatro Palaparthenope, venerdì sono stato lì, con quasi 1000 persone in sala in delirio. Vi era Alfredo Golino alla batteria, una band eccezionale, Pasquale Palma ospite, Gianni Simioli, Ivan Granatino. È stato uno dei concerti che ricorderò per tutta la vita.