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Migliorarsi senza renderla un’ossessione. Intervista alla giovane Federica Annunziata

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Shakespeare diceva “Non si è mai vista bella donna che non facesse smorfie davanti a uno specchio.”

federica annunziata
federica annunziata

Ebbene sì, tutte le donne dinanzi alla propria immagine riflessa sorridono o spesso piangono. In una società in cui gli stereotipi di bellezza rispondono a canoni rigidi, Curvy Pride si propone di esaltare la bellezza come status di benessere mentale e fisico, contro ogni forma di bullismo, stereotipi e  discriminazione, sostenendo la lotta contro i disturbi del comportamento alimentare.

Nato come movimento di rivolta a Bologna, Curvy Pride diventa negli anni un’Associazione di promozione sociale, in cui la persona e il suo benessere sono al centro dell’interesse. Una donna (ma anche un uomo) libera di sentirsi bella nelle sue forme e nel suo essere naturale. È in quest’ottica che Curvy Pride sviluppa una serie di progetti a cui partecipano sempre più donne di ogni età e di tutta Italia. FixOn Magazine sostiene Curvy Pride, intervistando ogni mese donne che con la loro testimonianza vogliono proclamare una nuova concezione di “bellezza” oltre ogni cliché. www.curvypride.it

 
Per questo mese abbiamo intervistato Federica Annunziata, una ragazza di 23 anni. Nel suo piccolo paesino di Reggio Emilia, è impiegata amministrativa, ma nel tempo libero ama prendersi cura di sé, e organizzare manifestazioni e sfilate su YouTube per promuovere la cultura della bodypositive. Anche lei come molti, ha attraversato un periodo buio, e noi di FixOn Magazine, l’abbiamo incontrata per farci raccontare la sua esperienza.
 
Finalmente dopo tanti anni sei rinata e sei uscita dal tunnel.come ci sei riuscita?
 
Tanta tanta tanta determinazione e forza di volontà. È una lotta continua con se stessi. A volte è necessario auto imporsi per fissare dei limiti e degli obiettivi. A volte, mi è capitato di fissarmi allo specchio e vedermi orribile, quasi fossi accecata da un immagine per nulla veritiera della mia figura. Mi vedevo come un mostro. Un giorno decisi di reagire e iniziai a ripetere ad alta voce e più volte “io non sono il mio aspetto. Io sono Federica”. Potrò sembrare pazza ma funziona. 
 
Hai solo 23 anni. Come hai vissuto la tua adolescenza con un corpo che non ti piaceva. 
 
Maluccio… i primi due anni di superiori li ho passati coprendo le mie forme con felpe giganti e pantaloni da ginnastica stra grandi. Poi in terza superiore ho iniziato pian pian a prendere coraggio e iniziai a portare jeans e qualche maglietta più aderente. Le prese in giro non sono mai mancate… addirittura un ragazzo mi disse che sembravo un uomo…
 
La timidezza e l’insicurezza fecero spazio all’aggressività e al menefreghismo. Ero inavvicinabile e  veramente stanca di essere presa per i fondelli h24. Inutile dire che con il mio bel caratterino i ragazzi mi stavano alla larga anni luce 😀 Durante la mia adolescenza e direi anche infanzia, ho sempre fatto molta fatica a trovare capi d’abbigliamento adatti sia al mio fisico che alla mia età. per fortuna ora non è più così e le ragazze possono sbizzarrirsi con i vestiti sentendosi a proprio agio.
Una parola per descrivere la mia adolescenza ? Disagio. Mi sono sempre sentita fuori luogo ed inadeguata come un pesce fuor d’acqua.  
 
Cosa ti spingeva a rifugiarti nel cibo?
 
Federica AnnunziataEra uno sfogo. Da piccoli, il fatto di essere in sovrappeso non si percepisce ma quando si inizia a crescere ci si accorge che la società impone dei canoni estetici e all’improvviso ti ritrovi ad essere emarginato perché non vi rientri. La società di oggi è mooolto superficiale e molto spesso ci si ferma all’apparenza. ciò genera sofferenza nelle persone emarginate e, nel mio caso, questa sofferenza e questo disagio prima hanno trovato rifugio e sfogo nel cibo e poi in una vera e propria ossessione per il mio fisico. Si cerca di riempire un vuoto.
 
Cosa consiglieresti, a chi come te, vive con questo fantasma. 
 
Di combatterlo a tutti i costi.  Rivolgetevi a degli esperti per avere un supporto psicologico. Io non ho vergogna di ammettere che quando ho iniziato ad avvertire campanelli d allarme sulla mia ossessione per il mio peso, decisi di intraprendere un percorso con una psicologa. Ero arrivata ad un punto in cui andavo in palestra 6 giorni di 7, con sessioni di 2/3 ore e il mio corpo mi implorava di smetterla. Ho pagato caro quel periodo.
 
Quasi due anni di fisioterapia. Mi sono sempre tenuta tutto dentro per non dare pensieri alle persone che mi circondavano ma parlare con una persona totalmente estranea, che non sapeva nulla di me, imparziale… mi ha aiutato veramente tanto. 
 
Il non accettarsi è qualcosa che nasce da se stessi o da stereotipi della società moderna.
 
Federica AnnunziataDalla società. In televisione e sui social le donne in particolare vengono strumentalizzate. Sembrano quasi prodotte in serie. Devi avere le gambe lunghe e snelle, un vitino da vespa ma allo stesso tempo un bel sedere e un bel seno. i social poi ti espongono alla mercè di tutto il mondo. Tutti si sentono in diritto di commentare e criticare ciò che fai.
 
Non è facile, per nessuno, uomini inclusi. Fortunatamente negli ultimi 2 anni ho notato un inversione di rotta, anche grazie ad associazioni come CURVY pride che promuovono l’inclusività a 360 gradi. Il settore della moda si stà rivoluzionando ed è molto più inclusive rispetto a qualche anno fa, anche i grandi marchi.
 
Sono stati fatti enormi passi da gigante ma di strada ancora ce né da fare. Io nel mio piccolo cerco di contribuire e di supportare chi sta vivendo una situazione come la mia. Io sono dell’idea che bisogni si migliorarsi (per se stessi sia chiaro) ma senza farla diventare un ossessione. Confido nel futuro e di quello che succederà.
Daniela Romano

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