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Streghe moderne. La wicca e la Sabba d’autunno nel noir di Raffaella Mucci

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Ciao Raffaella è stato un vero piacere, ed un nuovo inaspettato viaggio, la lettura del tuo romanzo “Streghe Moderne” edito da Di Carlo Edizioni. Raccontaci anzitutto la trama del tuo romanzo.

Raffaella Mucci
Raffaella Mucci

La protagonista del mio romanzo è Sofia Paradiso, una tipa tosta, giornalista di cronaca nera, con una profonda ferita psicologica che si porta dietro dall’infanzia. Dopo una gita al Castello di Vogogna riceve l’incarico di ritrovare una ragazza scomparsa, Alba Castelli – che come Sofia faceva parte del gruppo di visitatori del castello. 

Le verrà affiancato un poliziotto, Beniamino Croci, per rendere possibile lo scambio di informazioni: ben presto Sofia si troverà ad indagare fra storie di leggende e una misteriosa congrega wiccan; verrà fuori che Alba, prima di far perdere le proprie tracce, ha partecipato al Sabba d’autunno, incontrando anche uno sciamano.

Sofia è scettica e nello stesso tempo si sente attratta da questo mondo che le ricorda i romanzi fantasy. Comincia a infiltrarsi nella congrega e a conoscere gli strani ed ambigui personaggi che la popolano – e durante il Sabba del 31 ottobre, chiamato Samhain, ci scappa un altro morto… Incantesimi, segni e coincidenze inspiegabili la indurranno a credere che “il caso non esiste” e che non possiamo rispondere con il ragionamento a tutte le domande cosmiche; le sembrerà di diventare lei stessa una strega, come quelle che venivano apprezzate e rispettate dai popoli celti: donne curiose della vita e dei segreti della Natura, portatrici di saggezza e sorellanza. 

Scoprirà lati nascosti del suo animo e riuscirà perfino a riconsiderare l’amore, aprendo il suo cuore – giusto un pochino – al bel poliziotto. Tra scene divertenti e ironiche, mistero e introspezione capiremo che la caccia alle streghe non è mai finita e che tutte noi siamo “streghe moderne”, donne sensibili e anticonformiste. Il diavolo, semmai, è insito nell’ignoranza, nella cultura del possesso e del potere che, dal Medioevo ai giorni nostri, ha voluto cancellarci con la violenza, con la privazione dei diritti o con semplici atteggiamenti sbagliati, radicati non solo negli uomini che ci circondano ma perfino in noi stesse e nella società attuale.

Parlaci della wicca, del Sabba, della relazione uomo-natura: cosa sono e come ti sei documentata per la stesura del tuo romanzo.

Il potere che ognuno ha dentro, l’energia positiva che ci alimenta, è esso stesso il Divino che ritroviamo anche nella Natura. Avendo studi classici alle spalle, mi sento di poter paragonare l’Antica Religione, l’altro nome della Wicca, alla mitologia greca da cui partono anche le nozioni di scrittura (il viaggio dell’eroe e le figure archetipiche). 

Gli dei e le dee sono simboli di forze che non possiamo spiegare, il pentacolo (spesso usato come ciondolo) rappresenta gli elementi della natura; perfino il segno della svastica si ritrova in una runa celtica che ha tutt’altro significato, chi vuole fare del male usa simboli di pace per fare la guerra. In un momento in cui cercavo conforto ho trovato questo tipo di spiritualità molto più accogliente e “attiva”: non basta credere in qualcosa che non vedi, la Natura (e con essa tutti gli esseri viventi) è solo una forma del Divino che ci circonda e, ora, non trovo così ridicolo che ci siano persone che abbracciano gli alberi! 

Ognuno, poi, deve trovare la propria dimensione ed è questo il bello: l’unicità della persona è un valore, la libertà e il rispetto non vengono violati – un Dio unico, senza bandiere né rituali indotti, un Dio di pace per tutti, non quello lontano e innominabile. Quanto ai Sabba sono momenti dell’anno importanti visto che la Wicca segue i cicli naturali, per cui si osserva il passaggio delle stagioni o ci sono occasioni di festa in cui “il velo tra i due mondi si fa più sottile” e la magia diventa più potente. 

Nei miei post troverai anche riscontri reali … quindi “non è vero ma ci credo”. Mi sono divertita molto a scrivere questo romanzo e, come Sofia, ho trovato nuove risorse dentro di me e nel mondo che mi circonda.

Parliamo ora di streghe e territorio piemontese: esiste un legame?

Ma certo! Anche questo è stato un aspetto esaltante: sempre attraverso le leggende che permeano il Piemonte ho scoperto che vi erano molti massi erratici attorno a casa mia, così mi sono messa lo zaino in spalla e sono andata a cercarli. 

Rivedere coi miei occhi questi grossi pietroni del neolitico e sapere che sono stati cesellati da popolazioni antiche, o che attorno ad essi si sono svolte cerimonie di streghe mi ha messo addosso un’eccitazione pari a un Templare che trova il Sacro Graal.  In Valdossola (la Valle che porta fino a Domodossola e alle zone alpine di confine), così come in provincia di Verbania, sono avvenute davvero cerimonie esoteriche.

Vi sono inoltre feste, molto pittoresche, che ci riportano indietro nel tempo: a Craveggia, in provincia di Verbania, per fare un esempio, hanno istituito la “Festa delle streghe” per il Sabba di fine settembre: vi sono allestimenti e spettacoli, il “rogo della stria” con rituali, incantesimi e … punti i ristoro!  Se per i luoghi più lontani mi sono solo documentata attraverso libri storici o con Internet, ho potuto invece recarmi di persona nel Parco dei Lagoni, che si trova proprio alle spalle di casa: è un parco immenso in cui amo camminare, andando alla ricerca di animali da fotografare (anche loro portano messaggi!). Mentre lo faccio entro nei panni dei miei personaggi e vivo le loro emozioni, molte volte mi vengono in mente dialoghi e parti delle storie che sto raccontando. 

Ci sono paesini dimenticati che hanno storie pazzesche che aspettano solo di essere raccontate, sono per me come tessere di un mosaico.

Da assistente amministrativa a foodblogger a scrittrice di romanzi: come sono nate queste tue passioni e come le porti avanti nella tua vita.

Scrivere è una mia passione da sempre. 

Hai presente quando alle elementari il maestro ti chiede: “Cosa vorresti fare da grande?” – ecco io rispondevo: “Voglio fare la scrittrice”. Poi ho seguito innumerevoli corsi di informatica e dattilografia: ho cambiato fino a sei lavori in svariati settori, alla ricerca dell’ambìta soddisfazione personale e pensavo di ritenermi soddisfatta quando ho svolto mansioni da segretaria: usare il computer mi piace un sacco. 

Un’altra passione è la cucina. 

Mia madre, casalinga, è una cuoca sopraffina come lo era mia nonna: cucinare e inventare ricette era un passatempo abituale tra le donne di famiglia e, così, con l’avvento dei social è stato naturale condividere le mie “sperimentazioni”. Anche questa è diventata un’attività seria quando mi sono messa a studiare come scrivere articoli nel Web, fare meglio le foto o l’arte di uno storytelling efficace. L’associazione italiana Food-Blogger è stata determinante in questo e il mio blog di cucina ha assunto un aspetto diverso: non scrivevo più per me stessa, c’era chi mi leggeva e seguiva le mie ricette.

E’ una grande soddisfazione far capire che il cibo è cultura, tradizione, identità di un popolo o di un territorio.  Intanto altre storie macinavano nella mia testa, così dal diario segreto e scritti privati sono passata alla stesura di romanzi. Ad Arona non lavoro, mi dedico alla famiglia e ho molto tempo per scrivere … mentre nel tempo libero faccio la casalinga!

Scherzi a parte, non avrei mai pensato che il mio sogno iniziale potesse diventare una realtà: per due anni ho combattuto contro un tumore e ne sono uscita più forte che mai, proprio grazie alla scrittura e ai miei personaggi.  Stefano Caselli, mio marito, nel 2020 ha avuto una bella idea: all’anniversario ci siamo regalati un corso di scrittura con Piergiorgio Pulixi. 

“Il maestro” mi ha seguito anche con lezioni private online che mi hanno permesso di assorbire nozioni tecniche indispensabili per poter creare un testo valido e piacevole. 

Poi ho scoperto su Linkedin la Di Carlo Edizioni, una piccola casa editrice emiliana: Antonello Di Carlo ha letto il mio lavoro senza preconcetti di sorta o preferenze di stile e genere (anche lui è scrittore, soprattutto di poesie). Quando mi ha telefonato dicendomi: “Ho letto il tuo romanzo, mi è piaciuto molto e l’ho passato all’editor” ho iniziato a volare dalla gioia … e devo ancora scendere! Un libro “in carne e ossa” assume tutt’altra autorevolezza.

C’è ancora chi mi chiede: “Davvero hai pubblicato? Ah, è un libro di ricette vero?” come se saper cucinare volesse dire essere solo capaci di stilare la lista della spesa. Anche scrivere articoli è appassionante, certo, e faccio finta di essere la giornalista che non sono mai diventata, ma a questo punto non ho rimorsi: i miei personaggi fanno già quello che non ho concluso nella vita e anche di più! 

Nel mio blog di cucina unisco le due passioni, alla fine non importa quello che faccio, io sono e sento di essere una scrittrice. A proposito di connessioni magiche… Quando dico che vorrei diventasse un lavoro non uso questo termine in senso materiale, tanto si sa che non ci si può mantenere con questa attività senza un successo spaziale; eppure mi chiedono subito: ”Quanti libri hai venduto?” come se l’obiettivo fosse questo, mentre io vorrei sapere “quanti lettori lo hanno letto e a quanti è piaciuto”. 

La missione dello scrittore e dell’editore è diversa ma l’intento è comune: promuovere la cultura e la lettura. 

Per me la parola “lavoro” significa dedizione e impegno, non puoi pretendere di scrivere un buon romanzo “durante il Covid perché ero a casa e non sapevo cosa fare…”: bisogna continuare ad aggiornarsi, a dedicarsi alla scrittura almeno alcune ore al giorno, leggere molto, fare esercizio come se fosse una palestra di vita.

Raccontaci della tua esperienza c/o l’Unitre di Arona: di cosa ti occupi in quella sede?

Quando vivevo ad Alessandria, dopo essermi spostata da Padova, mi sono iscritta all’Unitre che allora era considerata l’Università della Terza Età mentre ora viene definita “delle tre età” poiché è semplicemente un luogo di aggregazione per chiunque sia curioso della vita. Ho iniziato con corsi di lingue, in particolare il Francese, ed è stato proprio Mario Marchioni, compagno di corso nonché bravo giornalista, a propormi di gestire una rubrica di cucina sul suo giornale online. Un lavoro che mi è piaciuto moltissimo.

Ho conosciuto persone di ogni tipo, interessanti ed intelligenti, ho continuato a seguire corsi per rimanere sempre attiva e avere una scusa per uscire di casa che non fosse la palestra o la piscina o il supermercato.  Ho continuato a scrivere racconti e, quest’anno, ho superato ben tre concorsi.

Nel periodo di stallo, in cui mi sentivo una fucina di idee ma non ricevevo alcuna proposta per la pubblicazione dei romanzi, ho capito che il lavoro dei miei sogni non sarebbe entrato dalla finestra, dovevo darmi da fare e così, come spesso capita anche in altri ambiti, ho proposto a Maura, la presidente dell’Unitre di Arona, un corso di scrittura creativa ed emozionale.  Volevo dedicarmi alla scrittura a tutto tondo e condividere quello che avevo imparato: si tratta di un corso di 12 lezioni che terminerà a fine Gennaio 2024 – essere docente è molto gratificante.

Il mio gruppo di corsisti è piccolino il che rende possibile un maggior affiatamento: mi sta dando grandi soddisfazioni, a volte sembra pure una seduta psicoanalitica in cui analizziamo le nostre emozioni e fatti di cronaca. 

Tutto serve per avere l’idea giusta da cui partire: un incontro, una canzone, una parola sentita per caso, un’esperienza del passato o del giorno precedente. Oltre alle nozioni tecniche facciamo esercizi per la fantasia, peschiamo “parole chiave” e poi inventiamo un aforisma, leggiamo stralci di testi che ci sono piaciuti o che ci insegnano qualcosa. A fine corso voglio creare un ebook con i nostri racconti e, magari, inserire la possibilità di dare un contributo ad associazioni benefiche, soprattutto che aiutano donne in difficoltà, o per il banco alimentare (alcuni di loro ne fanno parte). 

Non so se continuerò a fare lezioni, certo è che sto ricevendo molto da questa attività e da tutti loro; oltre che insegnamenti di vita mi rendo conto di aver guadagnato autostima e fiducia in me stessa, e questo vale molto di più del denaro.

Raccontaci del tuo maestro Piergiorgio Pulixi: tua fonte di ispirazione e mentore.

Piergiorgio ormai è un amico, una persona con cui ci si sente a proprio agio fin dal primo istante, il maestro che tutti vorrebbero avere: pur essendo uno scrittore di successo che ha vinto i premi più ambiti si è messo a disposizione, insegnandoci le basi che ci hanno permesso di lavorare al meglio sui testi.  Mi ha dato sicurezza e fiducia, è stato lui a spronarmi con i racconti e a trasferirmi questa visione della scrittura come un processo che richiede impegno e ricerca. 

Ci è voluto un po’ per farmi diventare più precisa nella stesura della scaletta blindata, all’inizio raffazzonavo dialoghi e scene che mi si accavallavano nella mente con il risultato di avere un “minestrone”. Ho capito che non basta la voglia di scrivere, il talento dev’essere forgiato con l’allenamento perché se in testa ti fai un certo “film” e vuoi che lo vedano anche gli altri, devi sforzarti di essere il più chiaro e dettagliato possibile.  Abbiamo lavorato insieme alle prime due scalette di romanzi che sono ancora in giro alla ricerca di un editore. Già dal secondo mi ha salutata dicendomi: “Ormai puoi fare da sola” e mi è dispiaciuto che non avesse più tempo da dedicarmi. Però ha fatto presentazioni con mio marito, quando è possibile, e se non va troppo lontano, lo raggiungiamo: è un oratore di alto livello e ogni volta si impara qualcosa.

Lui e mio marito scrivono gialli-noir più forti per cui si riconoscono simili come genere, mentre i miei romanzi hanno un altro registro, una premessa drammaturgica diversa. Mi piace l’ironia perché mi appartiene anche nella vita. Sono più intuitiva e meno progettuale di loro però faccio tesoro di tutti gli insegnamenti ricevuti per non andare fuori tema, il mio modo di scrivere è migliorato. Forse proprio per questo sono contenta di essere riuscita a scrivere questo terzo romanzo da sola.
Stefano lo sta leggendo in questi giorni e ho regalato una copia a Piergiorgio. 

Troppo bello poter essere io, stavolta, a scrivergli la dedica!

In famiglia c’è un altro scrittore, tuo marito Stefano Caselli: vi leggete e vi date consigli l’un l’altro circa i vostri romanzi? E’ il tuo alfa-reader?

Come dicevo, io e mio marito ci confrontiamo e questa passione comune ci ha unito moltissimo: avere un sogno comune ed essere riusciti a realizzarlo entrambi ha appianato il senso di competizione.

Ci supportiamo e ci diamo consigli, ma scriviamo in modo opposto: come vedi io tendo a essere prolissa e lui mi ha insegnato a spezzare meglio le frasi. È un mago nelle descrizioni di ambientazioni che sono il mio tallone di Achille, preferisco i dialoghi (lui il contrario!), ma bisogna trovare un equilibrio per dare ritmo e far in modo di “mostrare” i personaggi senza fornire un freddo identikit; ho capito cosa intendeva quando mi diceva: “Non avere fretta. Ci vuole cura nel dettaglio, non devi passare da una scena all’altra di botto. Il lettore va accompagnato”.

Per il resto abbiamo letture simili anche se siamo partiti da scrittori diversi.

Di sicuro Stefano è la prima persona che legge qualche scena, anche se solo il primo manoscritto l’ha letto fino alla fine: ora che è uno scrittore affermato utilizza i pochi momenti liberi per scrivere i suoi libri oppure per leggere quelli più consoni alle sue storie. Per una prima lettura del manoscritto mi sono affidata ad alcune amiche che mi avrebbero dato un giudizio critico. Per quanto possano fornirmi un parere oggettivo, non sarà mai come quello cristallino di un editore o di qualcuno che non ti conosce. Amici e parenti non direbbero mai: “Forse è meglio che ti dai all’ippica, il tuo manoscritto è uno schifo”, invece gli addetti ai lavori almeno te lo farebbero capire (o al massimo non ti rispondono nemmeno).

Ed infine ti chiedo che progetti hai per il 2024.

Continuare a scrivere! Ho già delle idee per un nuovo romanzo con Sofia Paradiso – ormai mi ci sono affezionata e non voglio lasciarla andare via così in fretta; l’argomento sarà molto diverso dalla wicca, ma non voglio anticipare nulla.

Per gli altri miei romanzi inediti continuerò a “seminare” perché la fatica di scriverli non sia stata vana e chissà se qualcuno li noterà; l’importante è iniziare e, come amo rimarcare, “passo dopo passo, si scalano le montagne”.Quando scrivi un romanzo noti i dettagli di cose e persone, hai un approccio diverso alla vita, ritorni bambino … non potrei mai smettere.

Mi hanno già proposto un firmacopie e alcune presentazioni, voglio mettermi alla prova e dimostrare che anche una casalinga food-blogger può diventare scrittrice, che se ci credi ogni sogno può diventare un progetto, così come una passione un lavoro. 

E questo è pure un “lavoro divertente”.

Grazie Raffaella: sei veramente un vulcano di idee, simpatia ed allegria!

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Federica Cervini

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