Eva Braun ( Foto di Emanuela Arcaro)Interviste 

La colpevole indolenza fa del cuore una prugna disidratata. Intervista agli Eva Braun

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Com’è nata la vostra collaborazione?

Io vomito parole, e insieme ne facciamo un piatto per Cracco, Barbieri, Cannavacciuolo e Bastianich.

Se doveste descrivervi con una sola parola, quale usereste?

Preoccupanti.

Con il nome della vostra band volete fare riferimento all’amore incondizionato. Perché proprio Eva Braun?

E’ una provocazione: per amare Hitler, il simbolo per eccellenza della malvagità dell’uomo, puoi solo farlo incondizionatamente.

Nella vostra biografia si legge “suonare dal bunker nella guerra fredda musicale”. Perché utilizzate parole così forti per definire la realtà musicale odierna?

Perché la realtà musicale odierna è una guerra fredda, che si gioca su un territorio apparentemente neutrale che si chiama bacheca di Facebook.
Ho capito che l’amore negli anni dieci è dominato dalle dinamiche che osservo ogni giorno scorrere sulla mia bacheca di Facebook.

VOLUTTUOSO nell’ostentazione dei corpi in tutte le loro pose;
INDIVIDUALISTA nell’esposizione delle più disparate opinioni;
ARROGANTE a sbatterti in faccia il giudizio;
RIPROVEVOLE quando unito in combutta diventa accanimento o peggio linciaggio;
INDIFFERENTE a ogni tipo di tenerezza se avulsa da bellezza, fascino o potere;
CINICO nel pubblico ludibrio degli screenshot.
A volte si mostra CONFIDENTE e PENTITO, di rado persino COMPASSIONEVOLE. Ma questo a tragedia compiuta, quando il sentimento è stato ormai divelto.
Le case sono crollate o una ragazza si è ammazzata.

La colpevole indolenza fa del cuore una prugna disidratata.

Ho capito che l’amore si è trasferito sulle bacheche di Facebook e che le bacheche di Facebook sono la nostra estensione del dominio della lotta. Un posto che ubbidisce a regole feudali, dove un riquadro virtuale con su scritto “A cosa stai pensando?” è avamposto dove erigere castelli sopra le falesie, col mastio e le torri a difesa. Un posto così identico a se stesso e immutabile, libero e democratico, dove l’egemonia non si calcola più al metro quadro, o al pixel quadro, e questo ne aumenta la violenza, perché il potere acquista impeto quando è nascosto dietro un apparente spazio comune con lo stesso perimetro.

Esiste un nuovo luogo che non sappiamo ancora misurare, nel quale combattiamo.
Uno spazio che ci aggredisce ogni giorno, in cui tutti noi siamo valvassini.
E dove riconosco vassalli e signori.

Cosa volete cambiare nella società e nel panorama musicale italiano?

Il miglior modo per cambiare qualcuno è non dirgli che lo vuoi cambiare.

Quali sono le vostre influenze musicali?

Tutta la musica a tre dimensioni.
Quello che manca alle canzonette di oggi, quelle tipo gli Stadio, ma che non sono gli Stadio e che sembrano uscite da una pubblicità del cornetto Algida degli anni 80, è la terza dimensione. Rimarranno piatte, sottili come un foglio di carta.
Io voglio essere profondo, più che alto e largo.

Vi vedremo mai partecipare a un talent show?

Io spero con tutto il cuore di poter partecipare a X-Factor la prossima stagione.
Per sputare in faccia ad Agnelli e rendergli il favore che mi ha fatto da ragazzo.

Quali sono i vostri progetti futuri?

Leggere. Scopare. Innamorarmi. Osservare la gente dietro un tavolino con una bottiglia di Sauvignon, che sa di piscio di gatto.
E su questo scrivere canzoni.

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