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Formare il carattere e il fisico. Intervista al M° Francesco Gammella

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Francesco Gammella, maestro di Kung Fu presso l’Accademia Oriente di Pomigliano D’Arco ed in particolare di Wu Xing Tong Bei, Qixin Tang lang, Shao Bei e Taiji stile yang ci racconta tramite questa intervista, gentilmente concessa, la sua esperienza con le arti marziali e il loro affascinante mondo, ricco di storia e filosofia. Ci parlerà in particolar modo del Tong Bei, disciplina che ormai insegna e studia da anni, ci parlerà della sua esperienza e di tutti i dubbi e false credenze legate al mondo delle arti marziali cinesi….

Buona lettura!

Salve maestro, facciamo prima un po’ di chiarezza sulla terminologia.

Bene… allora la parola Kung fu non indica solo un’arte marziale, ma è qualcosa di molto più ampio, esso vuol dire “esercizio svolto con abilità” e quindi un termine in ogni ambito . Il termine più corretto è Wushu, che vuol dire propriamente “arte della guerra”, ed in esso convogliano tutti gli stili marziali moderni e tradizionali cinesi .
il Wuxing Tong Bei che io insegno e pratico principalmente è un metodo a tutti gli effetti e si lega, quasi come se ne fosse la madre, agli altri due stili “esterni” che insegno:
lo ShaoBei Quan (ultimo reale retaggio del antico stile dei monaci Shaolin) e il Qi Xing Tang Lang (stile della mantide religiosa) entrambi caratterizzati da potenza ed efficacia ma ognuno con le proprie peculiarità.

Su quali principi si basa il Tongbei?

La parola stessa significa “attraverso la schiena”, ossia utilizza e sfrutta l’energia corporea trasmessa dalla schiena, sfruttando le giuste catene muscolari nel migliore dei modi, agli arti con un effetto frusta.

Cosa ti ha fatto avvicinare alle arti marziali?

Come tutti quelli della mia generazione (classe ’74), ci si appassionava tramite i cartoons giapponesi, molti sono stati attratti anche dai film di Bruce Lee. Io non nego che ne sono stato attratto, ma lo ero soprattutto dai film di genere marziale di origine cinese, chiamati “Wuxia”, in quel periodo molto diffusi. Questi film, come d’altronde anche molti video didattici che si recuperano nella rete, erano molto spettacolari, ma al tempo stesso fuorvianti.

Le informazioni che esso donavano portavano e portano spesso a “ scimmiottare “ l’ arte senza avere la benchè minima conoscenza teorico pratica del gesto marziale . Insomma allenamenti perpetrati senza la giusta guida provocano sicuramente dei danni al corpo, sia perché non si seguivano le corrette fasi e tempistiche di potenziamento e di condizionamento, ossia impatti. Gli esercizi di potenziamenti e soprattutto condizionamento devono seguire delle attente metodologie, non possono essere fatte casualmente, altrimenti possono generare anche traumi potenzialmente irreversibili.

Cosa ti ha regalato praticare arti marziali?

Le arti marziali cinesi mi regalano tutt’ora grandi soddisfazioni. La cultura cinese è vastissima e piena di particolari, è come scoprire continuamente un mondo nuovo, anche in tecniche già studiate, poi chiaramente c’è un riscontro dal punto di vista fisico, da un punto di vista energetico, mi alleno tranquillamente con i miei ragazzi che hanno oltre vent’anni meno di me e non ho problemi a fare gli stessi gesti che compiono loro, è cosa comune anche tra gli altri componenti dell’associazione a cui faccio capo, la A.P.S. International Tong Yuan Wushu Association, che il risultato migliori col tempo e che l’età non crei problemi, anzi, se l’allenamento è costante e sotto la giusta guida, spirito e corpo migliorano.

Cosa ti ha regalato insegnarle?

Tutti i miei allievi sono come figli, ho scoperto una famiglia, si è creato un rapporto speciale che va oltre lo stesso momento in palestra. Cerco di donare anche tempo per problemi che vanno oltre le sole arti marziali. I miei allievi sanno che io sono a disposizione anche oltre l’orario di palestra.

Vorresti brevemente dare un accenno sulle loro origini?

Possiamo distinguere un’origine leggendaria che si perde oltre i 2000 anni fa per quanto riguarda il Tong Bei, e un’origine documentata. Per quanto riguarda i dati storici realmente rilevati, ci troviamo intorno alla dinastia Qing periodo in cui lo stile si chiamava QI JIA MEN( stile dalla famiglia QI) e in cui si pongono le basi per l’attuale strutturazione metodo basato su rilassamento, morbidezza ed esplosività della forza .

Ma solo all’inizio del 1900 il Gran Maestro Xiu Jianchi 修剑痴, grande combattente e letterato, trascrive un opera marziale nella quale descrisse e delineo, nel rispetto dei valori antichi dello stile , dettagliatamente la struttura metodologica del Wu xing Tong Bei, ossia la forza dei 5 elementi attraverso la spina dorsale.

Secondo te, quali sono le differenze più importanti dello studiare questa disciplina in Oriente o in Occidente?

Sicuramente in passato questa distinzione era molto marcata, perché in Cina avevano una dedizione molto forte alle arti marziali, sia impostate in maniera tradizionale, sia moderna. Ma oggigiorno anche in Occidente il livello marziale raggiunto si è elevata molto ed in particolari in associazioni come quella di cui faccio parte, la Tong Yuan Wushu Association, che portano la conoscenza e la cultura orientale, grazie alla guida del nostro GranMaestro in Oriente Guan Tieyune delMaestro S.Falanga in ITALIA, a livelli elevatissimi.

Il maestro cinese viene ogni anno qui e si dedica tantissimo all’insegnamento e nella sua attesa i più volenterosi di noi frequentano i corsi MASTER. È possibile anche fare viaggi studio in Cina, esperienza davvero unica, perché ci si allena anche 8 ore al giorno, senza giorni di pausa… seppure spossante per l’intensità, il cambio di clima, di orario e di alimentazione, è un’esperienza che farei altre 100.000 volte.

Sei mai stato nei luoghi di origine?

Si, come ti dicevo, sono stato nel nord della Cina dove derivano gli stili che insegno, perché la distinzione più importante tra gli stili è tra quelli del nord e quelli del sud della Cina. Gli stili che insegno io sono tutti stili del nord e sono stili che prediligono l’elasticità, la lunghezza del corpo, al contrario di quelli del sud che sono meno dinamici. Il terreno e l’ambiente circostante ha comunque avuto un ruolo determinante nell’influenzare gli stili.

Ci sono delle false credenze diffuse qui in Occidente riguardo queste arti marziali?

Innanzitutto va chiarito che le arti marziali tradizionali vanno oltre il concetto di sport agonistico. Il lavoro e le attività ad esse legate impegnano fisicamente e mentalmente. Le false credenze derivano spessissimo da quello che si trova in rete, o da testi mal tradotti, oppure per mancati aggiornamenti da parte di alcuni insegnanti e facilmente un praticante o un non addetto ai lavori si può fare un’idea sbagliata dell’arte marziale .

Per un periodo infatti si è pensato che quello che è il Wushu moderno, quindi l’esecuzione atletica “marzializzata” in ambito agonistico, fosse la disciplina, ma chi invece negli anni si è aggiornato ha scoperto che cosa è il vero Wushu tradizionale. Esso ha molto altro oltre al gesto atletico, è una disciplina che tende a formare persone idonee a difendersi e a sapersela cavare in qualsiasi circostanza. Altro mito da sfatare è la suddivisione, che si sente spesso, tra stili interni e stili esterni, cioè stili interni intesi come spirituali ed esterni come non spirituali. Questa distinzione è stata utilizzata forse più per comodità degli occidentali, la cosa è chiarita da un simbolo che tutti conosciamo, il simbolo del Tao, esso è formato da due componenti, lo Yin e lo Yang, in continuo movimento, presenti, secondo la cultura taoista, in ogni cosa, non esiste Yin senza Yang e Yang senza Yin, quindi non è possibile che un’arte marziale possa essere interna e manchevole della parte esterna.

Il Tai ji ad esempio è definito in Occidente come uno stile interno, ma esso si pone lo stesso obiettivo degli altri stili ma con un approccio diverso sulla lunga distanza, perché non si pone fretta, deve formare il tuo corpo lavorando in maniera lenta, deve far in modo che la mente percepisca il tondo, che non è nei gesti esteriori, ma è nella sua interiorità, e si trasmette all’esterno. Si dice che il Tai ji deve trasformare il pieno in vuoto e il vuoto in pieno, sono sempre componenti dello Yin e dello Yang, il vuoto è l’aria che ci circonda, che deve diventare piena la devo percepire sempre più presente, la devo sentire, il pieno che deve diventare vuoto è il nostro corpo che da rigido deve tendere al morbido, sono uno parte dell’altro….

Secondo te, ci può essere un’integrazione tra gli stili? Oppure è più funzionale mantenere la tradizione e le relative differenze?

Ci sono alcuni stili marziali, soprattutto non di origine cinese, che potrebbero essere completati con quel che è l’attività di combattimento da ring per velocizzare il processo di difesa e contemporaneamente fare uno studio sul tai ji o sul QIgong in maniera più specifica per fare in modo che si velocizzino un po’ tutti i processi motori e si evitino soprattutto casi di irrigidimento corporeo .

Ma la verità è che uno stile tradizionale va perseguito nella sua unicità.

Conviene conoscere bene prima uno stile, lavorarci, apprendere almeno per una decina di anni quello che è il costrutto, le basi . una volta superato questo percorso, se ci si sente pronti (di solito è il formatore a spingere in questo senso), si può cominciare ad avvicinarsi ad altre metodologie, però sempre meglio avvicinarsi a metodologie che siano della stessa branca, o almeno questo è il mio consiglio per avere una conoscenza più dettagliata.

Perché una persona dovrebbe avvicinarsi ad un’arte marziale? E perché a questa in particolare?

Sicuramente perché è un’arte marziale che forma il carattere , è completa come struttura di allenamento ed impostata per fare in modo che il corpo si sviluppi senza essere danneggiato. La completezza non va intesa soltanto in ambito marziale, ma va intesa proprio nell’ambito motorio, nel miglioramento della coordinazione, miglioramento anche di quella che è la crescita mentale. Ci si avvicina anche allo studio del cinese, si comincia a conoscerlo, si comincia a gustare quelli che sono i particolari di questa lingua antica.

Grazie al maestro Gammella per la sua disponibilità e la chiarezza….insomma, non resta che provare….

Ilaria Tizzano

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