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Piccolo e Malato. Linfante e l’evoluzione sentimentale dell’essere umano

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Piccolo e malato, il nuovo EP di Stefano Linfante, segna il suo ritorno sulle scene in grande stile a distanza di due anni dall’album precedente.
In una cornice senza tempo l’EP racchiude il pensiero comune di qualunque uomo che è costretto a cambiare città per un qualsiasi motivo valido. Già a partire dalla prima traccia, Serenata ai grilli, si può notare una sorta di trauma che subisce di solito chi abbandona il suo paese natale, nonostante quest’ultimo sia stato come Recanati per l’intrepido animo di Leopardi. In città manca la spensieratezza e soprattutto il godere delle piccole cose, come il canto dei grilli, soprattutto se si abbandona il proprio paese per trasferirsi a Roma, seconda traccia dell’EP.

Ma tutto è giustificabile per amore, come si sente proprio all’interno del brano: Sai Roma è lontana, ma non importa, sto arrivando da te. Ma l’amore purtroppo non dura per sempre, come si evince dalla terza traccia dell’album, Una pianta carnivora mi ha detto che non mi ami più. Subentra il desiderio di ricongiungersi e di comunicare all’amata quello che si prova fino a quando non si prova il dolore della perdita che rende Amaro, titolo del quarto brano, il corpo e rende l’innamorato disilluso Piccolo e malato.

Non si tratta però di una malattia fisica, quanto di una malattia morale; è la perfetta esplicazione di ciò che succede dopo un periodo di eclissi: la rinascita. E infatti Piccolo e malato, per quanto possa stridere con il proprio titolo, è un inno al riprendere consapevolezza della propria vita e al voler combattere quel senso di insoddisfazione e inappagamento con viaggi e litri di birra.
Per l’intero album la musica accompagna i testi cantati da Linfante, che, nonostante le poche tracce, non ha assolutamente reso l’album monotematico, ma anzi è riuscito anche con la musica a rappresentare l’evoluzione sentimentale che avviene in ogni essere umano.

 

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