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La La Land è un omaggio a tutto, ma non è un film

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Sono andato a vedere La La Land con le migliori intenzioni. Zero pregiudizi, non ho letto nemmeno mezza recensione, perché non volevo che le idee di qualcun altro potessero influenzare il mio giudizio.

Aggiungi che amo Emma Stone, e avrai il quadro completo.

Peccato che il film sia una cagata pazzesca, e ti spiego perché.

La La Land è: un omaggio a Los Angeles

La scena iniziale è fantastica, lo devo ammettere. Il traffico della città degli angeli si trasforma in una scenografia perfetta per un numero di ballo e canto davvero impressionante, con movimenti di macchina che seguono la scena in un bellissimo piano sequenza.

Coefficiente di difficoltà = 10 ++

Già dal titolo, è evidente che il film voglia omaggiare Los Angeles, la città del cinema per eccellenza, ma lo fa in modo stucchevole.

Le scenografie sono edulcorate, con colori irreali e ambientazioni “ripulite”, e sembra che la città sia un unico, enorme, promontorio con panorami mozzafiato.

In realtà, è quasi tutto girato in interni, in teatri di posa, e la città la vediamo davvero molto poco e in modo stereotipato. 

La La Land è: un omaggio ai musical hollywoodiani

Nelle intenzioni, La La Land è un musical dall’impostazione classica, con evidenti rimandi alla tradizione hollywoodiana, in particolare ai film con Gene Kelly e Stanley Donen.

La scena con i due protagonisti che passeggiano sul promontorio, ad esempio, è un chiaro rimando a Singin’ in the Rain, senza la pioggia, con lui che volteggia intorno ai pali della luce e balla il tip tap.

Ora, so che quelli sono mostri sacri e non c’era nessuna intenzione, da parte del regista e del produttore, di raggiungere quei livelli, si tratta solo di un omaggio a chi ha fatto la storia del cinema. 

Il problema, dal mio punto di vista, è che un musical dovrebbe reggersi sulla forza delle sue canzoni, ma La La Land in questo è molto carente. 

Fatta eccezione per la canzone iniziale, le altre sono davvero mediocri. Certo, la canzoncina che cantano a ripetizione Gosling e la Stone “City of stars” è carina, ma dopo la terza volta un po’ ti rompi anche le palle di ascoltarla.

L’unica canzone davvero bella è “Start of Fire”, cantata dal personaggio interpretato da quel mostro sacro di John Legend, che stranamente non è sottotitolata, come se fosse una canzone estranea alla narrazione.

A me si spezza il cuore a dirlo, ma Emma Stone balla una merda, e non brilla come cantante.

La scena sul promontorio, ad esempio, è a tratti imbarazzante. Quattro passi di danza poco armoniosi, e un tip tap che non andava manco a tempo con il sonoro.

In più di una occasione io guardavo quella meraviglia di Emma Stone e pensavo: cazzo, in questo film è Paola Cortellesi. 

Ryan Gosling, poi, è mono-espressivo. Sarà anche figo, mi sta anche molto simpatico, ma sembra uscito dal cast de Gli occhi del cuore.

F4, basito!

La La Land è: un omaggio al Jazz

La parola jazz viene ripetuta fino alla nausea durante il film, ma di jazz vero non se ne ascolta mai nemmeno un po’. 

Se si esclude qualche secondo di musica ascoltata da Sebastian in radio o in vinile, e qualche nota suonata dai musicisti nel locale, nel film il jazz semplicemente non c’è.

I brani del musical sono tutto tranne che jazz, ma anche la figura del jazzista nudo e puro interpretato da Gosling fa acqua da tutte le parti. 

Lui vive di jazz, quello di Davis e Coltrane, lo difende con calore, ma non ha nemmeno mezza caratteristica del vero jazzista, anarchico, ribelle, rivoluzionario e con una certa propensione alle droghe e all’alcol.

Cazzo, l’unico stereotipo che davvero poteva servire alla storia, non l’hanno usato. 

Sebastian è solo un ragazzetto bianco (tra l’altro canadese 😀 ), figo, che sa suonare discretamente il pianoforte, e ama il jazz. Punto.

La La Land è: un omaggio alle love story hollywoodiane

Bisogna ammetterlo, La La Land è un prodotto di marketing confezionato benissimo. Ce l’hanno venduto come una grandissima storia d’amore, magica e senza tempo, ma la realtà è molto diversa.

Si tratta della trama più banale di questo mondo, resa in modo banale.

Lei è una aspirante attrice che fa la cameriera negli studios della Warner (per la serie, facciamoci del male). Lui, un pianista squattrinato con un sogno vintage ma affasciante.

Si incrociano e fanno come i bambini all’asilo, che per dimostrare interesse si picchiano o si lanciano le cose. 

Poi la scintilla, che a stento si vede, e vanno a vivere insieme nel tempo di una dissolvenza e una didascalia.

Di momenti romantici, non se ne vede nessuno, ma proprio nessuno. Per quello che ci viene mostrato nel film, potrebbero essere tranquillamente due semplici amici/coinquilini, perché non li vediamo nemmeno trombare quindi non siamo certi che abbiano effettivamente consumato.

Poi, i sogni di lei e i sogni di lui li portano a dividersi, ma si ameranno per sempre e bla bla bla. 

Il finale in stile sliding doors con i balletti, poi, chiude il cerchio di una ricercata banalizzazione di tutto.

La La Land è: un film mal riuscito

Durante la visione di La La Land, si notano degli evidenti buchi di sceneggiatura, come se il film fosse stato costruito intorno a 4-5 scene importanti, e tutto il resto fosse solo un riempitivo.

Ci sono scene che non servono a niente, non aggiungono assolutamente pathos o forniscono informazioni aggiuntive al racconto, stanno lì solo perché bisogna occupare quel tempo lì.

Che peccato. Poteva essere un capolavoro, invece è solo un film mediocre, che non è né un musical, né un melodramma, né una commedia, né un film romantico. 

È solo un insieme di omaggi, non tanto riusciti.

Francesco Ambrosino
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