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Quando le montagne si colorarono di rosso. Intervista alla scrittrice Stefania P.Nosnan

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Per il secondo appuntamento della mia rubrica mensile “Parole d’Autore” ho pensato di intervistare Stefania P. Nosnan, un’autrice molto brava e piena di talento.

I romanzi che scrive non posso essere catalogati in un unico genere in quanto si cimenta nella scrittura di romanzi d’amore, gialli ma anche e soprattutto romanzi che parlano e affrontano eventi e fatti storici realmente accaduti toccando tematiche impegnative e difficili che, però, riescono a entrare nel cuore delle persone grazie ad una scrittura semplice e leggera.

In questa intervista ho voluto parlare innanzitutto del suo ultimo romanzo ma anche del perché ha voluto ricordare una tragedia così dolorosa, facendo emergere un po’ la sua personalità e il suo modo di pensare.

Ringrazio tantissimo Stefania P. Nosnan per la sua gentilezza e disponibilità e soprattutto per avermi dedicato del tempo nonostante i mille impegni per la presentazione del suo ultimo libro.

Ora vi lascio all’intervista, spero che sia una piacevole e interessante lettura

 

Chi è Stefania P. Nosnan? Parlaci un po’ di te

Sempre difficile questa domanda… mi definisco una friulana doc e sono una persona tranquilla, ma con molteplici interessi. Nel mio piccolo non riesco a stare senza fare niente e ho sempre mille idee. 

Copertina libro Quando le montagne si colorano di rosso
Copertina libro Quando le montagne si colorano di rosso

Il titolo del romanzo è “Quando le montagne si colorarono di rosso” mi spieghi la scelta di questo titolo? E che significato ha? 

La scelta è nata dopo aver parlato con una donna che la notte del 6 maggio ’76 se la ricorda molto bene. Appunto mi ha riferito che le sembrava che le montagne fossero di un colore rosso. Ed è così che è nato il titolo. 

Questo romanzo racconta, seppur in maniera romanzata, la tragedia realmente accaduta del terremoto in Friuli del 1976. Da dove scaturisce l’esigenza di raccontare quanto avvenuto? 

Dalla voglia di far conoscere questo fatto che, le nuove generazioni, conoscono poco o nulla, ma soprattutto quello che è seguito… parlo di come i friulani si sono rimboccati le maniche e hanno iniziato a ricostruire i propri paesi gravemente danneggiati. 

Questo è un romanzo forte, emozionante, che lacera il cuore e commuove anche chi non ha vissuto in prima persona quella tragedia, quanto è stato difficile ripercorrere gli eventi di quella catastrofe? 

E’ stata una scrittura impegnativa e con alcune fasi di riposo. Portare su “carta” determinate tragedie non è facile e bisogna stare attenti a non cadere nella drammaticità o nella pietà; spero di esserci riuscita.

Nel 1976 avevi più o meno 6 anni, hai ricordi di quell’evento? 

Avevo 6 anni e ricordo molto bene quella notte. Mia sorella e io eravamo già a letto e ci salvò mia madre. Per fortuna la casa non ebbe gravi danni strutturali ma solo delle crepe. Passammo del tempo in tenda e poi nel garage.

Stefania P.Nosnan
Stefania P.Nosnan

Il romanzo non si presenta come un reportage di quell’evento catastrofico, ma vuole essere una narrazione romanzata; nonostante questo io penso che ci sia dietro un gran lavoro di documentazione e ricerca. Parlaci un po’ di questo.

Ho voluto fortemente che non fosse un reportage, perché di quelli ce ne sono parecchi. Volevo che il lettore entrasse in sintonia ed empatia con i personaggi, anche perché è un romanzo corale quindi c’è una protagonista, ma allo stesso tempo c’è un susseguirsi di altre figure che sono state vitali quella notte e nei giorni che seguirono.

Mi rendo conto che l’evento narrato è tragico ma voglio farti lo stesso questa domanda. C’è una piccola citazione o estratto che ti piace? Che rappresenta qualcosa per te? 

Credo che sia il pezzo del condominio crollato, fatto realmente successo e che ha coinvolto dei cari amici di famiglia. 

In questo romanzo racconti la storia di Michela, la sua grande sofferenza e il suo dolore ma racconti anche di rinascita e di una parvenza di normalità dopo la tragedia. Pensi che il tempo curi le ferite o almeno è in grado di mitigarle? 

Credo che sia soggettivo… per alcuni le cura, per altri le mitiga ma il ricordo rimane sempre… quello è indelebile. 

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Romy

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