Sono Solo Suono. Un viaggio con Ciccio Merolla
Teatro Sannazaro. Napoli.
Mercoledì 18 si è tenuta la conferenza stampa di presentazione di Sono Solo Suono, lo spettacolo di Ciccio Merolla, il celebre rapper e percussionista partenopeo, prodotto dall’etichetta discografica napoletana Jesce Sole in scena dal 20 a domenica 22 gennaio.
Il progetto musicale/teatrale, ideato dallo stesso Merolla, con la collaborazione e la regia di Raffaele Di Florio è un vero one man show,dove sarà solo sul palco da solo sul palco in cui il percussionista partenopeo si racconta attraverso un gioco di creazione sonora, un viaggio alla scoperta di immagini e di suoni tra il surreale e il reale. Un viaggio anche nella propria produzione musicale e in quella di tre artisti che lui considera maestri ( Pino Daniele, Enzo Gragnaniello e Renato Carosone), il tutto in una scenografia costituita da oggetti che diventano, tra le mani del percussionista, autentici e potenziali strumenti musicali.
Uno spettacolo teatrale in cui sei da solo su un palcoscenico e non si tratta questa volta di un concerto ma di un vero “one man show”. Com’è nata questa idea??
L’idea mi frullava nella testa da un po’ di tempo, avevo voglio di mettermi in gioco e di sperimentare la dimensione teatrale, poi c’è stato l’incontro con il regista Raffaele Di Florio e questo mio desiderio ha preso forma concreta. Grazie a lui che mi ha seguito in ogni mio passo, le scene hanno preso vita e il risultato è un racconto che si snoda attraverso il suono. E’ la mia dimensione, quella di suonare non solo i miei strumenti , ma anche le cose della vita quotidiana. E’ un sogno che si trasforma in realtà e il teatro è il luogo perfetto dove i sogni prendono vita.
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E’ stato difficile mettere in piedi questo tipo di spettacolo?
Innanzitutto dal punto di vista organizzativo c’è la macchina infaticabile ed impeccabile della Jesce Sole, (nella persona di Fiorita Nardi) che è l’etichetta indipendente che produce i miei dischi, videoclip, concerti ecc, quindi da questo punto di vista sono davvero fortunato.
Parlando dello spettacolo “Sono Solo Suono”, è vero sono solo sul palco( fatta eccezione delle incursioni della giovanissima Mariema Faye che rappresenta il la donna che inseguo nei miei sogni e di cui suono il corpo in scena) , ma dietro di me c’è un mondo che si muove e che ha permesso la realizzazione di tutto ciò, a cominciare dalle scenografie di Massimiliano Pinto che ha costruito una stanza tutta sonorizzata con elementi di uso quotidiano che sono poi diventati i miei strumenti da suonare. La scenografia è composta da un doppio livello, la parte bassa è la cella, una stanza angusta in cui vivo e suono il quotidiano, nella parte alta c’è il luogo in cui i miei sogni di diventare un famoso musicista prendono vita. Lo scenografo con la sua infaticabile assistente Noemi Conte, ha curato ogni minimo particolare, persino il caffè che preparo in scena è vero, e devo dire ottimo!!!
Poi c’è Albino D’amato il sound engineer e Andrea Owluong che hanno letteralmente costruito i suoni che sono parte integrante dello spettacolo, suoni che vengono fuori da ogni dove, una vera e propria magia! Poi ci sono le grafiche sempre accurate ed indovinate di Luca Coppola che mi segue in ogni dove, la comunicazione di Manuela Ragucci e la sua capacità di raccontare la mia musica e poi in questa avventura sono doppiamente felice perché per la prima volta mi ha seguito mio figlio, Leonardo Merolla, ormai diventato maggiorenne che ha lavorato con me dietro le quinte. Il teatro è bella palestra e lui è stato per me una piacevole scoperta.
Quindi c’è davvero una squadra di persone dietro questo spettacolo, da solo non avrei potuto realizzare, nulla, da solo io posso solo suonare, le mie mani sono l’unica cosa che ho e “sono solo suono” è un po’ il succo di quello che so fare.
Quanto c’è di Napoli in questo spettacolo?
C’è tanto, perché io sono figlio di questa città, ci sono le rime delle mie canzoni che sono in lingua napoletana, ci sono i brani di autori che hanno fatto la storia della canzone partenopea come Pino Daniele , Enzo Gragnaniello, Renato Carosone, che sono per me dei maestri a cui devo tanto, poi c’è il brano “Mostro”, un mio riadattamento della canzone “Brava” di Mina che ho tradotto in napoletano. C’è la fotografia di Maradona in scena. Ma poi si va oltre, si va altrove perché l’uomo che rappresento potrebbe essere in qualsiasi parte del mondo. Racconto la storia di un uomo che, privato della libertà, fugge dalle costrizioni fisiche grazie al sogno e rende la vita una magia grazie al potere infinito dell’arte, nel mio caso, della musica. L’arte ti puo’ portare ovunque. Non dimentichiamo che siamo tutti potenziali artisti, bisogna solo scoprire come. Ognuno ha il suo modo di comunicare, io lo faccio attraverso i tamburi, ma ogni persona, se comprende , segue e coltiva il suo talento puo’ essere davvero felice in questa vita.