Johnny Bemolle's ( Artwork by Lara Re)Interviste 

Johnny Bemolle’s. Tutto iniziò da una valigia.

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Innanzitutto complimenti per il disco, a partire dalle sonorità, dall’intero concept fino ad arrivare al packaging dal grande stile, tutto molto coinvolgente. L’album è uscito a giugno, penso sia un passo importante per il vostro gruppo, per farvi conoscere, come sta andando?

Grazie per i complimenti! Fa sempre piacere quando vengono apprezzati i dettagli di concetto e di packaging che sono attorno al disco, per noi sono importanti come la musica stessa. L’album sta andando bene, è apprezzato soprattutto per l’originalità del tutto, e credo anche un po’ per il coraggio di portare in giro una formazione così particolare.

Iniziamo con una domanda secca come nasce la storia di Johnny Bemolle e descrivetemi un po’ il vostro gruppo?

La storia nasce quando, ormai qualche tempo fa, cercando di ordinare online dell’attrezzatura musicale, ci venne recapitata per errore una vecchia valigia da viaggiatore, di quelle in pelle con tutte gli adesivi attaccati. Era piena di testi, canzoni, disegni, idee e appunti vari, tutti firmati “Johnny Bemolle”, così abbiamo deciso di arrangiare le canzoni e portarle in giro a suo nome.

Il vostro sembra quasi un concept album, un disco basato sullo storytelling di Johnny Bemolle e il suo viaggio, che inizia da Londra, per arrivare a Parigi, fino a Budapest, Granada, Bruges e il ritorno in Irlanda, poi Scozia e di nuovo a Londra. Come nasce l’idea di questo disco?

L’idea c’era già in pratica, ogni canzone che abbiamo trovato nella valigia descriveva un luogo, quindi era una specie di diario di viaggio. Abbiamo quindi scelto alcuni pezzi, li abbiamo arrangiati e siamo andati in studio con le idee chiarissime!

Ascoltando il vostro disco, se chiudo gli occhi mi viene in mente la strada che scorre e la scoperta di nuove mete. Il vostro è senza dubbio un disco da viaggio, per voi che significa il viaggio?

Il viaggio è l’unica certezza della vita, siamo sempre in viaggio, perché anche se restiamo fermi cambia comunque tutto quello che abbiamo intorno. Nel caso di Jb è stato anche un viaggio fisico, e le due interpretazioni del concetto di viaggio vanno sempre di pari passo.

Per quanto riguarda i suoni è un disco prettamente suonato con poche percussioni, ma con i suoni che avete scelto (l’oboe l’ukulele ecc..) siete stati capaci di creare belle atmosfere, un po’ alla Damien Rice e al folk rock dei Pearl Jam. A che suono vi ispirate e qual era il vostro intento nel disco?

Abbiamo deciso di non avere un intento precisissimo sul suono che volevamo avere, ma è stato tutto molto spontaneo e istintivo. Quindi sono venute fuori le influenze dei singoli, come quelle che hai nominato tu, oltre che a dei tratti strumentali da colonne sonore di film.

Per quanto riguarda i testi, come vi siete approcciati alla scrittura dei testi delle canzoni?

Li abbiamo trovati nella valigia! 🙂

Trovo splendida la canzone con la poesia di Yeats che reputo adattissimo alle rivisitazioni rock, come vi è venuta l’idea di riprendere Yeats?

Johnny era un appassionato della poesia irlandese, quindi abbiamo arrangiato questo pezzo anche perché era coerente con tutto il disco. L’abbiamo fatto anche in maniera particolare, forse è il pezzo su cui abbiamo osato di più.

Un altro punto forte dell’album è il packaging del disco, davvero ben fatto e che conferisce qualità e stile al lavoro. Come nasce l’idea e la collaborazione con Laura Re che si è occupata delle illustrazioni?
Laura lavora alle copertine e le locandine dei Johnny Bemolle’s da sempre, quindi è stato immediato pensare ad un disco completamente illustrato canzone per canzone, per cercare di raccontare la storia che c’è dietro ad ogni canzone anche visivamente.

Dove potremo ascoltarvi prossimamente?

Nella seconda metà di gennaio ripartiamo con i concerti, saremo a Civitavecchia e poi a Roma, a brevissimo anche altre date in giro per l’Italia.

Grazie mille e in bocca al lupo.

Daniele Maisto
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