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‘E fate so’ turnat. Intervista al trio Assurd

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Com’è nata la vostra collaborazione e perché il nome Assurd?

 Due di noi siamo cugine (Lorella, Cristina) ci siamo conosciute in adolescenza, e subito dopo, in un locale di Bologna ci siamo incontrate con Enza.
Ognuna di noi aveva ed ha uno stile carattere musicale ben definito, che ci ha fatte Ri-conoscere. E il nome Assurd è proprio l’unione di queste affinità. Il Sud, origine di Cristina e Lorella, (campania) e il Sur luogo di nascita di Enza (Argentina). Nel nome, Assurd, c’è la nostra identità.
Assurd sta per, folle, stravagante, contraddittorio, pazzesco SUD.

Com’è stato portare la vostra musica in giro per il mondo?

Siamo sempre state accolte in maniera calorosa sia dalle comunità di italiani all’estero e sia dalle persone che per la prima volta si approcciavano alla nostra musica.

Questi 25 anni di collaborazione, che festeggiate con l’album Nozze d’argento, cosa hanno insegnato ad ognuna di voi?

Ci hanno insegnato a trovare la capacità e la voglia di restare ancora insieme nonostante i momenti duri, e ci hanno aiutato a realizzare che le migliori cose che ci sono capitate, sono successe mentre eravamo insieme.

Come descrivereste il concerto dello scorso 3 dicembre a sostegno dell’Asilo per la rassegna Adotta una lotta?

Ci siamo unite a questo progetto perché con la nostra musica intendiamo sostenere ogni tipo di lotta e unificare le singole lotte in un progetto comune di lotta contro ogni ingiustizia. Riunificare insieme le forze, anche con l’aiuto della musica

LEGGI ANCHE: LE ASSURD IN CONCERTO ALL’ASILO FILANGIERI

Com’è nato il progetto Nozze d’argento?

Quest’anno abbiamo festeggiato i venticinque anni di collaborazione e pensiamo che il nostro incontro somigli al vincolo matrimoniale; abbiamo voluto festeggiarlo come si farebbe in un matrimonio. Del resto il nostro trio vive gli stessi drammi e le stesse riappacificazioni di una comune coppia sposata da più di vent’anni!

Nelle 11 tracce dell’album vi siete dedicate a vari e temi, quali vi hanno colpito di più?

Ci piace raccontare e cantare degli emigranti e soprattutto dell’emancipazione delle donne con l’emigrazione. come nella storia di Immacolata, una nostra zia partita negli anni ’50 per New York, che munita solo di ‘caccavelle’ è riuscita a diventare una delle più grandi pasticciere.

Quale elemento della cultura popolare partenopea vi ha più colpito?

Non possiamo parlare di un solo elemento che ci ha colpite. Nella canzone partenopea ci sono tutti i temi possibili, l’apertura verso ogni cosa che vale la pena raccontare con la musica.

Nella canzone “E fate so turnat” vi riferite per caso a spiriti della cultura popolare come la cosiddetta “Bella ‘Mbriana” o qualche altro spirito in particolare?

Noi apparteniamo a grandi famiglie al femminile. Siamo nipoti di sei sorelle, io e Lorella. E anche la famiglia di Enza era piena di donne. Lo spirito della bella mbriana ci accompagna da sempre, siamo noi la bella mbriana.

A quale delle 11 canzoni in particolare vi sentite particolarmente legate?

A ‘Pulcinella’. Nella canzone ad un certo punto diciamo che ‘ridere e piangere sono la stessa cosa’;noi pensiamo che il ridere sia solo la parte estrema del piangere.
E ci auguriamo per riuscire a sopravvivere bene, tante lacrime nel riso, e il ridere nel pianto.

Quali sono i vostri progetti futuri?

Continueremo a lavorare con le compagnie di danza e speriamo di ritornare presto in italia e a Napoli anche per sostenere le lotte comuni in cui crediamo.

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