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Tra sostegno ed educazione. Intervista all’insegnante Bianca Martino

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Il tema centrale di questa intervista  è la scuola, intesa nella sua funzione di educare e disciplinare i bambini/ragazzi al rispetto verso gli altri e verso le istituzioni. Inoltre, il compito principale della scuola è anche quello di modellare il comportamento dei ragazzi con l’aiuto di insegnanti e personale competente e quello di renderli autonomi nelle loro scelte.

Per questo motivo ho pensato di intervistare un maestra di sostegno che svolge la sua attività in una scuola dell’infanzia di Bologna. Intervistando questa insegnante ho cercato di imprimere su carta la difficoltà di questo lavoro che non è per niente facile ma al tempo stesso ho cercato di capire la grande passione e dedizione che le maestra di sostegno mettono nell’educare questi piccoli grandi bambini.

 

CHE COSA SIGNIFICA PER TE ESSERE MAESTRA DI SOSTEGNO?

Per me essere maestra di sostegno significa: educare tutti gli allievi a diventare persone capaci di esprimere le proprie potenzialità a prescindere dalle loro diversità funzionali, garantire un’uguaglianza di opportunità formative e consentire a ciascun alunno di realizzare pienamente sé stesso; promuovendo una cultura che riconosce nella “diversità” un’autentica ricchezza per tutti e per ciascuno.

ESSERE UNA MAESTRA DI SOSTEGNO NON E’ SEMPLICE, TI INTERFACCI CON TANTE PROBLEMATICHE. IN CHE MODO RIESCI A CREARE UN RAPPORTO DI FIDUCIA CON QUESTI BAMBINI?

Non è facile creare un rapporto di fiducia e non è detto che ciò avvenga sempre.

Possedere competenze, abilità, riflessività, saper ascoltare e saper accogliere non bastano.

Nel mio piccolo generalmente cerco di capire quali sono gli interessi e le passioni personali del bambino e a partire da questi cerco di entrare in empatia con lui. Dopo questo step provo ad “esplorare” e“scoprire” il bambino, osservandolo, attraverso ciò che sa fare, dandogli la possibilità di scoprirsi come capace provocando in lui successi cercando sempre di costruire non sui deficit, ma sui potenziali.

 CHE TIPO DI ATTIVITA’ SVOLGETE PER SVILUPPARE LE ABILITA’ DEI BAMBINI?

In verità non ci sono delle attività tipo da seguire, esse dipendono dai bambini che si hanno di fronte, dai loro specifici bisogni, dai contesti in cui si trovano, dai tempi che si hanno a disposizione e dai mezzi che s’intendono utilizzare.

Non a caso dico sempre che noi insegnanti di sostegno siamo dei sarti che cuciono i vestiti sulla persona e non degli abiti standard da adattare a chiunque.

Noi insegnanti di sostegno giochiamo un ruolo essenziale nell’assistenza dei bambini. Personalizziamo il materiale didattico e sviluppiamo piani educativi individualizzati per facilitare l’apprendimento. Offriamo supporto personalizzato, aiutando gli alunni a migliorare le loro abilità di apprendimento e integrazione sociale. Collaboriamo strettamente con altri insegnanti, genitori e specialisti per assicurare che ogni allievo partecipi attivamente alla vita scolastica. Utilizziamo anche tecnologie assistive e promuoviamo l’inclusione, lavorando per creare un ambiente scolastico che accoglie e sostiene tutti.

CHE TIPO DI CONOSCENZE DEVE POSSEDERE UNA MAESTRA DI SOSTEGNO?

Una maestra di sostegno deve possedere conoscenze pedagogiche, capacità comunicative, competenze didattiche e conoscenze psicologiche; ma non solo. Una maestra di sostegno deve avere una mentalità disponibile a mettersi in discussione: per verificare fino a che punto gli apprendimenti sono contrastati o supportati dai diversi modi dell’insegnare e per studiare e aggiornarsi in formazione continua.

 COM E’ NATA LA TUA PASSIONE PER QUESTO LAVORO?

Sin da molto piccola ho sempre avuto una certa propensione ad aiutare l’altro, soprattutto chi si trovava più in difficoltà di me. Poi all’età di 15 anni per racimolare un po’ di soldini ho iniziato ad aiutare a fare i compiti di scuola un mio vicino di casa che frequentava la terza classe di scuola primaria. Ero inconsapevole delle sue difficoltà di attenzione e di concentrazione e che nel giro di tre anni di scuola frequentati avesse già cambiato quattro persone per l’aiuto compiti. Inizialmente mi seguiva poco, ad un certo punto iniziai a proporgli i suoi “compiti” sotto forma di gioco attraverso il suo vissuto reale, fu cosi che iniziò ad avere i suoi primi risultati positivi e si appassionò alla scuola.

Questa esperienza mi ha segnata, fu anche per me una riuscita positiva, mi sentii capace e portata al punto che continuai a seguire questo bambino fino all’ultima classe di scuola primaria per poi lasciarlo per intraprendere gli studi che mi hanno portato oggi a svolgere questo lavoro.

MI RACCONTI UN EPISODIO DIVERTENTE CHE TI E’ CAPITATO?

Diversi anni fa in una sezione di bambini di 5 anni in cui c’era anche Andrea, un alunno con diagnosi di autismo, alla fine dell’anno scolastico, io e la mia collega curriculare abbiamo organizzato una giornata all’aperto per celebrare la chiusura della scuola e l’arrivo dell’estate. Era prevista una battaglia di gavettoni, e mentre tutti i bambini erano eccitati e partecipavano attivamente, Andrea insieme a me era rimasto ad osservare da lontano perché non amava sporcarsi. Mentre i bambini ridevano e correvano bagnandosi a vicenda, Andrea osservava con attenzione. Dopo un po’, qualcosa sembrò scattare in lui. Con un’espressione decisa sul viso, si avvicinò timidamente al rubinetto e riempì un bicchiere di acqua.

Con grande sorpresa di tutti, si avvicinò di soppiatto a me, e con un sorrisetto malizioso, mi svuotò il bicchiere di acqua sul viso. L’improvviso colpo di acqua mi fece fece sobbalzare, mi girai di scatto e trovai Andrea che rideva apertamente, felice del suo “attacco” riuscito.

Scoppiammo tutti in una risata contagiosa. Era la prima volta che Andrea tollerava di essere bagnato.

Quel giorno, Andrea non solo si unì al gioco, ma divenne uno dei protagonisti più gioiosi della battaglia d’acqua, concludendo l’anno scolastico con una splendida sorpresa per tutti i suoi compagni e insegnanti.

 QUESTO LEGAME TRA MAESTRA E BAMBINO E’ POSITIVO ? OPPURE CREA TROPPA ESCLUSIVITA’ E NON PERMETTE AL BAMBINO DI RELAZIONARSI CON ALTRE PERSONE?

Il legame tra maestra di sostegno e bambino è positivo e benefico se orientato a sostenere lo sviluppo scolastico e sociale, e se comprende le esigenze specifiche del bambino e fornisce un supporto mirato. Tuttavia, è fondamentale evitare che il bambino sviluppi una dipendenza eccessiva da questa figura.

Un insegnante di sostegno efficace, a mio avviso, favorisce l’integrazione del bambino in tutte le attività scolastiche, promuovendo la sua partecipazione in contesti con i compagni includendo anche l’incoraggiamento delle interazioni sociali tra il bambino e i suoi coetanei.

Inoltre, l’insegnante gioca un ruolo chiave nell’educare sia i compagni che il personale scolastico riguardo alle esigenze dell’alunno, facilitando un ambiente inclusivo e sensibile. Questo permette al bambino di sentirsi un membro attivo e accettato dalla comunità scolastica, stimolando la formazione di relazioni diverse e significative.

L’obiettivo finale è garantire che l’esperienza scolastica del bambino sia comprensiva e inclusiva, promuovendo sia il suo benessere che il suo sviluppo personale e sociale.

 ORA UNA DOMANDA PRATICA…

METTIAMO CASO TI TROVI IN UNA SITUAZIONEDOVE IL BAMBINO CHE SEGUI HA COMPORTAMENTI AGGRESSIVI NEI CONFRONTI DEI COMPONENTIDELLA CLASSE OPPURE NEI TUOI CONFRONTI. IN QUESTO CASO COME RIESCI A CALMARLO, A GESTIRLO?

Anche in questo caso non esistono delle buone consuetudini da adottare sempre e comunque. Ogni situazione va sempre contestualizzata e gestita tenendo in considerazione la persona, il contesto, gli eventi.

Nella mia esperienza di scuola mi è capitato di riuscire a gestire queste situazioni a volte con il dialogo, altre con l’autorevolezza, altre ancora con l’utilizzo di strumenti calmanti (ad esempio angoli predisposti al rilassamento con tappeti morbidi, con la musica etc), e ancora altre con il contenimento fisico e ancora con l’abbraccio etc.

Come già detto non esiste una regola ma, a mio avviso, in queste situazioni deve esserci la ricerca dell’elemento che scatena questi comportamenti aggressivi: cosa succede poco prima che si scatena questo comportamento? Cosa succede durante? E dopo?

Quello che l’insegnante può fare, secondo il mio parere, è il cercare di capire cosa genera questi comportamenti e fare in modo di prevenirli.

Non è un lavoro facile e anche in questo caso non è detto che si trovi sempre una risposta.

I nostri allievi portano tanto di loro anche dal fuori scuola e purtroppo tutto ciò non è sempre semplice da captare.

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