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La mia verticalità: intervista a Gianni Salamone sul nuovo concept album

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La Mia Verticalità è il secondo disco da solista di Gianni Salamone. Un concept-album di un’ora e un minuto di contaminazioni musicali con testi che rimandano ad atmosfere senza tempo al di là di mode e generi. 12 brani dove spesso le parole si fanno da parte per dare ampio spazio alla musica. Abbiamo intervistato l’Autore

Salve Gianni Salamone, un concept articolato, un album di qualità. Intanto come nasce il progetto “La mia verticalità”.

La mia Verticalità è una risposta, un invito a riflettere, un suggerimento anche non troppo velato ad eludere sentimenti fittizi di compiacimento degli altri nei nostri confronti. Per sintetizzare, se proprio lo “devo” fare, nella pagina centrale del libretto di copertina dell’album ho scritto questo:-”La mia Verticalità è un’isola, vi sono approdato per non affogare. Qui, passato presente e futuro vivono in un’unica traccia temporale: L’Amore. Dio siamo noi, rilassati ed ascolta.

Quindi innanzitutto più che un progetto è stata un’opera di bene verso me stesso. Mi sono accorto che più spaziavo fuori di me e più ero centrato. E adesso lentamente, questo concetto si sta facendo strada, andando incontro a chi, come me, sente la necessità di approfondire le proprie emozioni, magari partendo dalle mie, le più intime e profonde, per arrivare alle loro, un viaggio vissuto quasi come fosse una vera e propria esperienza di osmosi sensoriale. Sempre più spesso vengo chiamato da amici o anche sconosciuti, che mi dicono che “usano” il mio album quasi come fosse una terapia. Ecco, questa per me è la più completa delle gratificazioni!

Ascolta l’album su Spotify

Quale sarà il prossimo singolo estratto?

Usciremo in estate con L’Entropia nelle Parole, un brano pop “cassa in quattro” anni’80 con il quale mi sono divertito ad alleggerire situazioni pesanti quali la mancanza di dialogo e la non capacità di saper comunicare i sentimenti. La citazione in latino alla fine del brano è un omaggio dichiarato al grande Maestro Franco Battiato, precursore di una capacità di linguaggio che rendeva semplici concetti che per i più risultavano persino incomprensibili.

Quali sono i tuoi cantautori di riferimento e quali loro brani vorresti aver scritto?

Lucio Battisti è stato il primo in assoluto che ho assimilato fin da piccolo, fin quasi a diventare una mia seconda pelle. Poi sono arrivati Franco Battiato, Peter Gabriel, i Genesis, Lucio Dalla, David Bowie, i Pink Floyd.

Fatti questi nomi è ovvio che poi sono tante le canzoni che avrei voluto aver scritto. Diciamo che se proprio ne devo citare almeno una per ognuno direi che è veramente un problema. Ma ci provo e partendo da Battisti dico l’intensissima “Io vorrei, non vorrei…ma se vuoi” che tra l’altro lo stesso David Bowie produsse in una versione inglese, “Music is Lethal”, per il suo chitarrista Mick Ronson! Passando a Battiato mi prostro in eterna venerazione per “La Cura”, eterno monumento all’amore incondizionato. Quando mi capita di cantarla mi emoziono sempre tantissimo. Dei  Genesis l’intero album “Selling England By the Pound” e di Peter Gabriel la divertentissima “Sledgehammer”. Di Lucio Dalla l’intensa “La Sera Dei Miracoli” della quale faccio una mia versione con la mia tribute L’Impresa Eccezionale. Con “Space Oddity”, David Bowie e “Wish You Were Here” Pink Floyd, credo non ci sia bisogno di ulteriori commenti.

Cos’è cambiato tra i precedenti progetti e questo?

“La sostanza delle cose”, come canto nell’incipit de “L’essenza e l’Assenza (Konichiwa)” secondo brano de “ La Mia Verticalità”. Non che nelle produzioni precedenti non ce ne fosse, solo che mi sono sempre dovuto far andar bene, compromessi che ritenevo anch’io necessari per far uscire una canzone. E allora mi piegavo a queste logiche quasi fino a snaturarmi. Con la realizzazione di quest’opera ho trasposto la mia vera essenza su parole e melodie che rispecchiano in pieno la mia anima. E ne sono profondamente orgoglioso soprattutto perché per la prima volta sono anche produttore e arrangiatore insieme a Marzio Benelli e Giacomo Guatteri, di tutto l’album. Non essendo nato musicista ho sempre avuto una sorta di timore reverenziale nei confronti di chi la musica l’ha sempre studiata sul pentagramma, ma la convinzione con la quale ho affrontato queste composizioni ha seppellito per sempre queste sensazioni.

C’è un cantautore attuale che ti piace?

Samuele Bersani per i suoi testi, spesso surreali e per il suo modo di comporre fuori dagli schemi. Carmen Consoli, grande artista, concreta e sanguigna e poi Mannarino, reale, concreto e a modo suo anche molto raffinato.

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A chi fa musica dico solo sii te stesso. Prima lo capisci e prima arriveranno i risultati. Essere originali non significa cercare di stare al passo con i tempi copiando lo stile di un’artista, tuttalpiù ne puoi essere inizialmente ispirato, ma poi devi far venir fuori la tua personalità. Il tuo modo di scrivere ti determina. E per capire se funziona ancor prima che gli altri lo capiscano, sii sincero con te stesso.

Per chi la musica l’ascolta dico:-”Fermati, rilassati ed ascolta”.

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