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“Appunti di viaggio”, l’intervista a Francesco Buzzolan

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Vicentino di origine, classe 1972, Francesco Buzzolan è un Manager che ha sviluppato tutto il suo percorso professionale nell’area Commerciale e delle Vendite, inizialmente in ambito nazionale per poi ampliare la sua esperienza esplorando l’affascinante mondo dell’Export.

Diplomato nel 1991, ha costantemente frequentato corsi di specializzazione in ambito Marketing, Comunicazione, Vendite e lingue straniere. Nel 2020 ha conseguito un Master in Business Administration come ulteriore accrescimento del suo bagaglio di conoscenze in ambito professionale.

Amante e appassionato della scrittura ha esordito per la prima volta nel 2020 in epoca di Pandemia da Covid-19 auto pubblicando a scopo benefico il testo TUTTO DA RIFARE contenente riflessioni personali sull’opportunità di ritrovare veri equilibri sulla base di valori e priorità personali in un mondo sempre più iniquo e complesso.

La condivisione per mezzo della scrittura è la realizzazione del sogno della vita, strumento efficacissimo di auto analisi e di confronto. Lo abbiamo intervistato in occasione dell’uscita del suo nuovo libro, “Appunti di viaggio” (CTL Editore) ed ecco cosa ci ha raccontato:

“Appunti di viaggio” è la tua nuova avventura editoriale, disponibile in libreria e negli store digitali. Com’è nata l’idea di scrivere questo libro?

Sono una persona dalla sensibilità spiccata (se posso usare questo termine) e questo mi porta a sentire le cose in modo amplificato. Amo in modo travolgente, soffro altrettanto intensamente e tendo a vedere le cose ben oltre la loro apparenza.

L’idea di un libro che parlasse delle mie esperienze di viaggio è nata inizialmente per condividere il mare di emozioni che mi attraversava durante le mie prime trasferte in luoghi lontani dalla zona di confort dove mi immergevo nel fascino del nuovo e inesplorato. “Tanta roba”, troppa roba da tenere per sé.

A ciò nel tempo si è aggiunta la consapevolezza dell’importanza della condivisione, sia per crescere che per trasferire il proprio bagaglio di conoscenze a qualcuno che idealmente può raccogliere il testimone. Provo più gioia e gratificazione nel dare che nel ricevere; sembrerebbe una frase fatta ma è così.

In ultima, scrivere è lasciare traccia di sé quando non ci saremo più.

Appunti di viaggio, il libro
Appunti di viaggio, il libro

Negli ultimi 10 anni della tua vita hai visitato 32 paesi in 4 continenti. Cosa rappresenta per te il viaggio?

Per quanto mi riguarda viaggiare ha molteplici significati. Il più importante è scoprire me stesso, mettermi alla prova fuori dalla mia zona di confort. Viaggiare mi ha fatto crescere come uomo (e come professionista di conseguenza), mi ha fatto aprire mente e cuore in rapporto al nuovo. Mi sono arricchito culturalmente ed esperienzialmente facendomi sentire il mondo un luogo più piccolo di quello che mi appariva quando ero ragazzo. Mi ha dato sicurezza e gioia di vivere ed esplorare continuamente. Mi ha fatto abbattere i pregiudizi e amare cose che prima credevo di detestare. Mi ha fatto incontrare persone straordinarie dalle quali ho imparato e mi sono ispiro (lo è tutt’ora). È abbastanza??

Cosa significa essere italiano all’estero?

Direi innanzi tutto che è un grandissimo privilegio rappresentare il nostro bellissimo paese. Da Italiano la più parte delle volte sei accolto come una specie di “star” che viene da un luogo in cui tutti vorrebbero andare o magari ci tornano con piacere. D’altro canto mi sento investito della grande responsabilità di rappresentare la parte migliore di questo emblematico luogo, sfatando miti negativi derivanti dal nostro carattere mediterraneo a volte anche un po’ troppo “solare” e flessibile. Specie se si è in viaggio per motivi professionali, dobbiamo dare prova della genialità, dell’efficienza, dell’affidabilità che troppo spesso è messa in dubbio da storie di malaffare o di politica opportunista. Essere italiano all’estero per me è un “dai e ricevi” continuo e va gestito nel migliore dei modi nell’ottica di dare il migliore contributo possibile forti di un elevato senso di appartenenza.

Nel tuo libro ti definisci una sorta di “Italian Temporary Migrant”. Ci spieghi meglio.

Chi come me si occupa di Export in un certo senso cerca fortuna fuori dai confini nazionali. Nella mia mente mi appaiono immagini in bianco e nero di persone e intere famiglie che già dal dopo guerra partivano alla ricerca di un futuro che in patria non avrebbero potuto avere. Questo fenomeno accade però ancora oggi, nonostante la modernità e la (presunta) migliore qualità della vita tanti connazionali volonterosi e capaci sono obbligati a crearsi un futuro e cercare stabilità altrove.

Io espatrio ma con la certezza di rientrare proprio nella modalità di migrante temporaneo che dopo aver svolto la propria missione rientra a casa e proprio su questa migrazione temporanea ha costruito la propria carriera e crescita personale.

Cosa ti gratifica della sua professione?

Sono molteplici i fattori che mi fanno amare ciò che faccio tuttavia, in primis metto proprio il fatto che la natura stessa del mio ruolo/professione mi porta a viaggiare e a esplorare continuamente senza il rischio di cadere nella staticità e nella routine (sebbene il viaggio frequente possa rappresentare esso stesso una routine).

Un’altra cosa che mi da molta soddisfazione è costruire relazioni durature con persone nuove, sfidando eventuali pregiudizi ed abbattendo le diffidenze del caso; questo mi riesce molto bene e senza difficoltà poiché ciò fa parte della mia personalità e del mio modo di essere. Avere successo in una professione che si basa in prevalenza sulle proprie caratteristiche personali in un cero senso è la conferma che il confine tra uomo e professionista è davvero sottile se non quasi inesistente ed è un indicatore di quanto che ho scelto mi appartenga pienamente.

Proprio scrivendo queste righe mi rendo conto di quanto sia un uomo fortunato!

Qual è il ricordo più bello e quello più brutto che hai dei viaggi fatti fino ad ora?

Di bei ricordi ne ho tantissimi ma quello che ancora oggi tocca le corde della mia anima è un viaggio in auto fatto tra Inghilterra e Galles, nel Regno Unito pre-Brexit. Attraversare quella verdissima campagna con la colonna sonora di brani di musica classica trasmessi da BBC radio3 e alloggiare in una Country House di architettura georgiana fino ad arrivare nelle località balneari della costa sud fu come essere catapultato in un set cinematografico. Quei paesaggi, il pathos derivante da quelle atmosfere dove il tempo sembrava essersi fermato, quei profumi, colori, sapori sono per me impossibili da dimenticare!

L’esperienza più brutta fu una intossicazione alimentare che ebbi durante un viaggio in Belgio che mi mise davvero K.O. per alcuni giorni. Non avevo con me i farmaci giusti ne la forza per uscire a cercarli. La sensazione di essere lontano da casa in quei giorni pesò come un macigno e mise a durissima prova la mia capacità di reazione, improvvisazione e adattamento.

Confesso che l’idea iniziale di Appunti di Viaggio era proprio un insieme di esperienze che mi sono accadute negli anni, di ogni genere e tipo; ci sarebbe proprio tanto da scrivere e forse un giorno riuscirò a far decollare anche questo progetto.

Cosa legge Francesco Buzzolan durante i suoi viaggi in aereo?

Vorrei premettere che la lettura si è imposta nella mia vita in modo costante solo nell’ultimo decennio; prima gli unici generi che mi tenevano incollato alle pagine (al netto di qualche lettura introspettiva) erano i gialli e i romanzi. Premetto questo perché vedo un filo conduttore nella mia crescita personale dovuta in larga parte alla vita che conduco (che ruota per l’appunto attorno ai viaggi e all’esplorazione). Più conosco e più ho sete di conoscere, di apprendere e di sapere.

I generi che mi appassionano negli ultimi anni sono la geopolitica, l’economia, i personaggi emblematici dei nostri tempi. Alcuni esempi: UNA TERRA PROMESSA di Barack Obama, IL TUFFATORE di Elena Stancanelli, PASSATOPRESENTE di Simona Colarizi, IL MONDO IN UN DOLLARO di Dharshini David, AMERICA di Federico Rampini (un grande), L’INQUILINO di Lucia Annunziata, IL PATTO SPORCO di Nino Di Matteo e Saverio Lodato.

I libri sono i miei compagni di viaggio nei tempi morti durante i miei spostamenti (aereo, treno, nave etc.) ma anche ottime alternative ai post cena che altrimenti andrebbero spesi in hotel davanti alla TV.

Un progetto a cui vorresti dar vita, prima o poi…

La mia mente continua a “frullare” idee, in primis quella di continuare a scrivere. Ho in corso d’opera un libro sulle vendite che mette al centro l’uomo e l’opportunità di creare (vero) valore per un mondo più giusto piuttosto che il profitto fine a sé stesso. Vorrei scrivere un romando ambientato in una capitale europea (non dico di più al momento ma ho le idee molto chiare) e un libro sull’amore e sulla forza di questo sentimento. MI fermo qui perché di carne penso di averne già abbastanza.

Per concludere, un’ultima domanda: cosa ti aspetti per il tuo futuro, sia a livello personale che lavorativo?

Finora ho imparato dalla vita che le aspettative possono creare illusioni e frustrazione se disattese. Mi sto più che altro concentrando nel riconoscere i segnali che mi arrivano giorno dopo giorno in modo da orientare le mie energie laddove il “flusso” le dirige. La scrittura ne è un esempio concreto, è arrivata nella mia vita in modo graduale per poi travolgermi di interesse e passione.

Questo lavoro ancora mi riempie di stimoli e non riesco a pensare a cambiamenti nel breve periodo. Il mondo dell’Export e le relative opportunità sono talmente tante per me oggi che mi diverte il pensiero di cercare sempre nuove soluzioni per fare meglio e di più.

Dal punto di vista personale non nascondo che sto vivendo un momento molto positivo sotto tutti i fronti e questa esperienza in ambito letterario per me è già un grandissimo ulteriore dono che la vita mi sta facendo. Piuttosto che pensare al domani preferisco vivere il momento presente nel modo più pieno e intenso possibile.

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