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GRIDAS. 40 anni in maschera a Scampia

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Sono nata e cresciuta a Scampia, in una famiglia dove, già prima che nascessimo io e i miei fratelli, ci si occupava di bambini: quelli delle baracche di Poggioreale, trasferitisi negli anni ’70 a Secondigliano. Le loro famiglie finalmente coronavano il sogno di vedersi assegnare una casa, non immaginando ancora le difficoltà che sarebbero sopraggiunte, trovandosi ad abitare in un quartiere creato dal nulla, senza progettualità: non c’erano servizi, non c’erano neppure le strade, ma in quel momento a loro bastava la casa.

I miei genitori finirono lì, seguendo i loro bambini, cui facevano doposcuola, e, al momento di sposarsi e prendere a loro volta casa, trovarono alloggio in una delle ultime masserie storiche di Secondigliano, cosa che avrebbe permesso loro di continuare l’attività in corso. 

Poi siamo arrivati noi figli e con gli anni il doposcuola è finito, ma la voglia di occuparsi degli altri, e in particolar modo degli ultimi, è rimasta, anzi è cresciuta. Così come, intorno, cresceva il quartiere, dove, accanto alle prime palazzine per i baraccati, erano sorti i palazzoni per cui oggi Scampia è famosa: 13 piani, spazi costretti, ultimate anche le vele, poi diventate variamente note, e sempre niente servizi. 

Qualche anno dopo, dunque, nacque il GRIDAS (Gruppo RIsveglio DAl Sonno) per opera dei miei genitori insieme a un bel gruppo di persone vogliose di adoperarsi per svegliare le coscienze dormienti e migliorare la situazione. Si iniziò da subito con i murales per colorare il grigio che imperversava e insieme dire sui muri come la pensavamo. Posso già includermi a questo punto, perché già c’ero e la mia vita è andata avanti di pari passo con questa storia.

Nel 1983 si pensò ad un modo per coinvolgere tutto il quartiere e soprattutto impiantare una tradizione in un luogo che, per la sua giovane età, era senza storia. Ecco che nacque il Carnevale di Scampia. Una vera e propria rivoluzione in tanti sensi.

Quello che prima nel quartiere era un periodo di festa da trascorrere per lo più privatamente, mascherandosi con abiti comprati e spesso costosi, per una semplice mostra di sé, divenne un momento sociale, l’occasione di dire la propria, ribaltando l’ordine delle cose, capovolgendo i ruoli, come nella storica tradizione carnevalesca: per un giorno il servo diventa padrone e viceversa e chi è più in basso può permettersi di dire per una volta ciò che gli preme. Il nostro carnevale fu subito occasione per lavorare insieme, organizzando laboratori, prima presso la sede del GRIDAS, poi man mano anche presso altre associazioni e presso le scuole che, così, avevano l’opportunità di uscire dalle loro mura e vivere il territorio, usandolo come un teatro, dove mettere in scena quanto preparato.

Il Carnevale era, ed è ancora oggi, occasione per esercitare l’uso delle mani, cosa che spesso si disimpara, e creare da soli maschere e vestiti, riciclando materiali di risulta.

La maschera assume una connotazione differente: non più solo un mezzo di divertimento o un modo per far mostra di sé, ma una forma di critica sociale. Ogni anno, infatti, si sceglie un tema che fa da filo conduttore per tutti i lavori da svolgere. È un tema che attinge all’attualità, a ciò che preme denunciare e provare a risolvere. Le maschere costruite sono dunque ispirate a quel tema; negli anni si sono toccati gli argomenti più disparati: le varie guerre che si sono succedute nel mondo, la privatizzazione dell’acqua, le disuguaglianze sociali, i vari vertici dei cosiddetti grandi della Terra contrapposti ai comitati cittadini organizzati dal basso, ricorrenze storiche come la scoperta dell‘America (“chi ha scoperto chi?”), o la rivoluzione napoletana, la questione dei rifiuti e dell’ambiente, la scuola bistrattata, come la sanità pubblica, ecc. ecc.

Ogni gruppo partecipante al carnevale può scegliere se e come declinare il tema suggerito, in modo da adattarlo alle proprie esigenze.Altra caratteristica è la costruzione di simboli e maschere contrapposti: positivi e negativi. Ogni anno il sole combatte la morte e ogni anno, allegoricamente, vince la vita.

I lavori di preparazione, che, a seconda delle situazioni, durano da uno a più mesi, culminano con un corteo che si snoda per le (auto)strade del quartiere la domenica che precede il martedì grasso. La domenica perché per chi lavora è più facile partecipare e perché anche le scuole possano rompere i loro schemi e uscire insieme in un giorno non “scolastico”. A conclusione del corteo, i simboli negativi (costruiti perciò necessariamente con materiali non sintetici) vengono incendiati in un falò che rigenera e purifica tutto. 

Dal 1983, anno in cui si iniziò con una partecipazione minima e un percorso breve, siamo arrivati al 40° corteo di Carnevale di Scampia. La tradizione ormai si è impiantata, il corteo è atteso non solo dalla cittadinanza locale, ma da tutta Napoli e anzi da tutta Italia. Negli anni infatti sono andate creandosi e fortificandosi relazioni e collaborazioni con realtà diverse e anche distanti fisicamente, che quella domenica si ritrovano tutte riunite, ognuna col suo apporto di lavoro svolto in parallelo e in sintonia. 

Il Carnevale è dunque diventato occasione di scambio e arricchimento reciproco e continuo. Fondamentale è stato l’ingresso nel corteo della Titubanda prima e della murga poi, che hanno portato musica, colori, balli e vitalità, laddove forse da soli eravamo carenti, anche perché con la crescita del numero di partecipanti è diventato man mano necessario avere più punti “sonori” lungo il foltissimo corteo che riempie le strade di Scampia. 

La prima Murga ad arrivare è stata la MalaMurga di Roma che, dopo il primo anno, è tornata a Scampia a svolgere un laboratorio, facendo così nascere la BandaBaleno Murga di Scampia che oggi celebra 14 anni di attività e per l’occasione si racconta in un libro (“Storia di una Murga”).

Le Murgas si sono moltiplicate negli anni, ognuna con i suoi colori caratteristici portati con orgoglio sulle levite, e a Scampia hanno occasione di unirsi, mescolando rappresentanti di ogni gruppo proveniente da tutta Italia e qualche volta anche dall’estero, in un tripudio di suoni e colori, vera incarnazione della bellezza della comunità varia e viva che siamo.

Ancora, negli anni, il concetto di carnevale inteso come sopra descritto è andato diffondendosi, perché le cose belle sono contagiose. Difficile dire chi abbia mischiato chi, fatto sta che oggi esiste un coordinamento dei carnevali sociali, nato nel 2012 per coordinare i cortei che si sono andati moltiplicando nella città, dalle periferie al centro storico, ognuno con sue caratteristiche diverse e variopinte. E anche in questo coordinamento si attua una rivoluzione perché centro e periferie si uniscono e si supportano a vicenda, partecipando ciascuno al corteo dell’altro, per quanto le forze consentono. 

Di questi 40 anni abbiamo ricordi e aneddoti innumerevoli: la vecchia di Secondigliano che balla con la morte, le varie balene, i bruchi, i draghi con tutti i bambini dentro, le varie barche che puntualmente attiravano la pioggia, la morte che cavalca lo scheletro di cavallo, il grande pupazzone-padrone con la carota in mano, preceduto dal ciuccio (“l’asino è come il popolo: umile, paziente e bastonato!”), le donne dell’associazione Dream Team – Donne in Rete, sempre piene di colori, il trucco coloratissimo sulle facce di grandi e bambini, gli occhi di tutti i bambini pieni di gioia e insieme di stupore, la festosità delle Murgas, il loro saluto cantato la prima volta che sono venute, gli improbabili carri traballanti che si aggiungono lungo il percorso, carichi della fatica e della precarietà delle situazioni che li hanno costruiti, le scuole che partecipano e gli insegnanti rivoluzionari che portano i bambini fin dall’altro capo della città pur di partecipare, il concerto dei ragazzi di Musica libera Tutti che apre la mattinata, San Ghetto Martire, il nostro Santo protettore delle periferie, che dal 2005 benedice e accompagna ogni nostro corteo, la rosa dei venti che ci indica le direzioni giuste da prendere nella vita, gli insetti che ogni anno a sorpresa Aldo e Martina individuano per l’ormai tradizionale collezione entomologica del carnevale: il nostro è un evento grande, che non trascura, ma anzi esalta, i più piccoli, indifesi, ma spesso molto saggi esseri viventi! Ci sarebbe ancora tanto da ricordare, ma non si possono riassumere tanti anni di storie, impossibile! Monica, la nostra murguera doc, dice che carnevale è il suo Capodanno. E per tutti noi e così, in effetti. 

Carnevale GRIDAS - 2020
Carnevale GRIDAS - 2020
Carnevale GRIDAS - 2020
Carnevale GRIDAS - 2019
Carnevale GRIDAS - 2019
Carnevale GRIDAS - 2018
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Carnevale GRIDAS - 2010
Carnevale GRIDAS - 2009
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Carnevale GRIDAS - 2008
Carnevale GRIDAS - 2005
Carnevale GRIDAS - 2005
Carnevale GRIDAS - 1997
Carnevale GRIDAS - 1996
Carnevale GRIDAS - 1996
Carnevale GRIDAS - 1994
Carnevale GRIDAS - 1993
Carnevale GRIDAS - 1992
Carnevale GRIDAS - 1985
Carnevale GRIDAS - 1985
Carnevale GRIDAS - 1986
Carnevale GRIDAS - 1986
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Carnevale GRIDAS - 1990
Carnevale GRIDAS - 1984
Carnevale GRIDAS - 1983
Carnevale GRIDAS - 2020
Carnevale GRIDAS - 2020
Carnevale GRIDAS - 2020
Carnevale GRIDAS - 2019
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Carnevale GRIDAS - 2009
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Carnevale GRIDAS - 2005
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Alcuni compagni di viaggio li abbiamo persi per strada, qualcuno per aver intrapreso percorsi diversi, qualcun altro per essersene invece andato troppo presto, ma tutti restano presenti con il contributo dato nel passato: chi per averci insegnato l’uso e la lavorazione della gomma piuma, chi per averci suggerito tecniche ed espedienti utili alla costruzione e stabilità dei carri, chi perché ancora accompagna con voce e chitarra i nostri cortei dall’altoparlante dell’auto, chi perché ci ha guidato e illuminato per anni e non se n’è mai veramente andato.

Dal 2004 abbiamo perso la nostra guida Felice, ma quando la domenica mattina, pronti a partire, guardiamo il cielo e spunta il sole, ci sentiamo insieme ugualmente per un altro anno. Siamo pronti a sudare sotto le maschere e, spingendo i carri, non senza fatica, già pensiamo a cosa si potrà migliorare in vista del corteo dell’anno successivo.

Per il quarantesimo anno di questa splendida tradizione non sarà possibile sfilare per le strade, ma si farà un presidio distanziato, che sarà ugualmente sonoro e travolgente, perché ci serve l’energia per affrontare il prossimo anno!

Il tema è “ARREVUOTO – la rivoluzione globale”: c’è bisogno di ripartire dopo questi due assurdi anni di pandemia, ma per farlo davvero bisogna che rivoluzioniamo e «arrevotiamo» tutto: le nostre abitudini, il modo di vedere le cose, l’approccio con la natura, l’approccio verso il nostro prossimo, il rispetto per i più invisibili aspetti dell’ambiente, il modo di lavorare e produrre, ecc. ecc.

L’appuntamento è a Largo Battaglia alle 11 domenica 27 Febbraio 2022.

Evviva il Carnevale Sociale!

Contatti:

Web: www.felicepignataro.org

Film “Scampia Felix”, per approfondire il Carnevale e anche la Rete associativa di Scampia: www.scampiafelix.it

Giovanna Pignataro

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