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L’intensità di un disco. Coracao Vagabundo, la poesia di Guido Di Leone e Francesca Leone

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C’è chi fa musica per una voglia assoluta di comunicare e non per ostentare i propri numeri circensi. E’ il caso di questo disco dove la delicatezza della melodia tipicamente brasiliana, l’incedere di chi sa dipingere con la musica volti e sentimenti, il passo della bossanova di marca europea, un duo di musicisti in gamba e ben rodati e un paio di ospiti di rilievo seminati in altrettanti brani, una cover tipicamente partenopea come Tu si na cosa grande , che qui supera
ogni confine musicale: il pranzo con la bellezza della musica è servito.

I due chef sono Guido Di Leone e Francesca Leone, rispettivamente alla chitarra e alla voce, e appartengono a quella schiera di artisti che si muovono con tatto e discrezione: non amano far rumore.

Ma qui al di là di poter esaltare la tecnica chitarristica e solistica, è il connubio e l’interplay a colpire nel segno: fresco, bello e carezzevole, come in Laura, che conserva una matrice narrativa di rara intensità.

Le note del progetto “Coracao Vagabundo” sono scandite con magistrale levità e dolcezza anche nel forte, un fraseggio fatto di brio, con sincopi discrete e un ritmo non imposto, semmai suggerito con luminosa abilità da Leone, che mostra un attenzione nel controllo del registro vocale nelle diverse dinamiche musicali. Di Leone è il partner perfetto, dal passo sicuro, dalla grande finezza armonica, cuce ogni singola nota addosso alla voce sublime delle melodie disegnate da Leone.

Un disco intenso, sincero particolarmente bello, di quelli che meritano di essere acquistati. 

Vincenzo Tammaro

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