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L’amico fedele the friend. Un film gentile in un mondo disordinato

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Non è tutto già scritto nella vita – assolutamente: le situazioni più imprevedibili sono a volte l’occasione per scoprire dei veri tesori. Questa la morale dell’intenso film “L’AMICO FEDELE – THE FRIEND”, opera del duo di sceneggiatori e registi Scott McGehee e David Siegel.

 

Nel 2018, David Siegel si imbatte nella recensione del New York Times del romanzo “The Friend” di Sigrid Nunez, la cui protagonista (amante dichiarata dei gatti), è sconvolta quando il suo più caro amico si toglie la vita, lasciandosi alle spalle una carriera da brillante romanziere, una lunga scia di relazioni problematiche con le donne (3 mogli) … ed il suo gigantesco alano. L’ultima volontà da lui espressa è di affidare il cane, un maestoso esemplare di nome Apollo, non a una delle sue tre eccentriche ex-mogli, ma alla sua più intima confidente ed amica — che vive in un appartamento di appena 50 metri quadrati a Manhattan.

Senza altra possibilità, la donna si ritrova a ospitare l’animale nella propria casa con l’intenzione di trovare comunque un nuovo proprietario.
Nel corso del tempo, però, la protagonista si lega al cane, mettendo a rischio il contratto d’affitto del proprio appartamento, in un edificio in cui i cani sono severamente vietati. La presenza del cane nella sua vita la spinge a riflettere sulla sua complessa relazione con quell’uomo brillante, carismatico e profondamente imperfetto, che aveva amato il cane incondizionatamente.

The friend. Il libro
Copertina The friend.

Profondamente colpito dalle qualità cinematografiche delle premesse originali, lo sceneggiatore e regista David Siegel acquistò i diritti per il romanzo di Nunez, coinvolgendo lo storico collaboratore McGehee e il loro partner produttivo Mike Spreter. La lettura del libro ha affascinato il gruppo di lavoro per l’eleganza poetica della scrittura, perfettamente adatta a una storia ambientata a New York.

Il film che ne è derivato è, a mio avviso, una bellissima e delicata riflessione sulla scrittura, sulla vita a New York e sull’elaborazione del lutto – e tocca molti temi profondamente umani. I registi hanno rivelato di aver voluto incontrare la scrittrice per definire la trama di quello che sarebbe diventato il loro nuovo film – in una sinergia di intenti davvero entusiasmante.

Nel loro adattamento, la narratrice senza nome del romanzo è diventata Iris, confidente ed ex studentessa del venerato scrittore Walter, la cui morte dà avvio agli eventi. Dopo il suicidio di Walter, Iris si trova a fare i conti con rabbia, risentimento e dolore, incapace di elaborare il vuoto enorme che si è aperto nella propria vita.

Quel vuoto viene presto riempito dalla presenza di Apollo, un cane che Iris non ha alcuna intenzione di possedere — e che, peraltro, non potrebbe tenere legalmente nel palazzo in cui abita. Con lo spettro dello sfratto sempre più vicino, Iris è determinata a trovargli una nuova casa.
Ma con il passare delle settimane, inizia a serpeggiare nell’animo della protagonista il dubbio di essere davvero in grado di separarsene.
Apollo è l’unico altro essere vivente che sembra comprendere la profondità della perdita di Walter, diviene un’anima gemella per Iris, che ha amato con uguale intensità l’ormai scomparso Walter.

Il cuore del film è stato per me il rapporto tra uomo ed animale – un legame che chi ha il privilegio di provare sa essere uno dei più sinceri e significativi nella propria vita. E’ un mistero a mio avviso come ciò sia possibile – eppure il mistero che lega un uomo al suo animale ha il sapore di una amicizia così ricca di amore e dedizione al cui “perché?” è impossibile dare una risposta.

Parliamo ora dei protagonisti … a partire dal cane: come scegliere l’alano che ha interpretato Apollo? E trattarlo come un attore del film in carne ed ossa?
Il regista McGehee, a tale riguardo, ha affermato: “È un personaggio con un proprio arco narrativo.”

Lavorando con l’esperto di comportamento animale Bill Berloni, i due registi e il produttore Spreter hanno iniziato contattando associazioni di alani sparse in tutta l’America, alla ricerca di un esemplare come quello descritto nel romanzo da Nunez.
L’Alano Arlecchino, dal mantello bianco e nero, è uno dei più rari della razza: trovare un animale in grado di rappresentare con credibilità un cane in lutto per la perdita del padrone richiese – hanno riferito – quasi sei mesi.

Nel febbraio 2020, la squadra ha finalmente trovato il cane che stava cercando: un Alano di un anno e mezzo chiamato Bing, che viveva con la proprietaria Bev Klingensmith a Newton, Iowa. La caratteristica che lo ha fatto scegliere dai registi è stata il legame di Bing con la sua proprietaria, l’essere cresciuto in famiglia, l’essere abituato a una serie di regole; questo aspetto si è rivelato fondamentale nel lavorare con lui sul set. 

Il personaggio della “co-protagonista” Iris, è stato affidato a Naomi Watts, attrice già in precedenza candidata all’Oscar.
Acclamata da pubblico e critica per l’intensità dei suoi ruoli drammatici, Watts è dotata del necessario talento per mettere in scena la confusione e il dolore di Iris, oltre alla compassione verso un cane che lentamente entra a far parte della sua vita.
Nel ruolo di Iris a mio parere Naomi Watts esprime anche una irresistibile comicità, in particolare nel rapporto “fisico” con l’ingombrante alano nei ristretti spazi di un appartamento a NY. Naomi Watts, nel tempo di un film, ha saputo con la sua interpretazione farmi ridere, farmi piangere, farmi sentire a disagio: sa essere sgraziata – eppure bellissima -, vulnerabile, sofferente, preda delle proprie emozioni.

Naomi Watts in una scena del film
Naomi Watts in una scena del film

Il film parla di lutto e di amicizia – e ha toccato le corde della mia sensibilità: Naomi Watts passa dalla rabbia e frustrazione per l’incarico che le piomba letteralmente fra le braccia – mentre è sopraffatta dal dolore della perdita dell’amico – a scoprire l’amicizia ed il valore e supporto che l’alano le regala – e questo cambia completamente il suo destino.

E poi c’è Bill Murray – che interpreta Walter: è un attore che amo per il suo lato comico, ed anche in questo ruolo drammatico Murray ha saputo dosare la sua innata e impagabile comicità. Considero New York un ultimo protagonista del film: la città – rumorosa, perennemente trafficata, ostile alle dimensioni dell’alano – non è solo secondo me ambientazione della vicenda, ma vero e proprio personaggio che interagisce con i personaggi e con il cane in particolare, ponendo limiti e difficoltà evidenti alla convivenza “pacifica”. 

Gentile, comico e davvero sorprendente, è un dramma introspettivo ed empatico, attraversato da umorismo e commedia, cha scalda il cuore e lascia un senso di speranza – quella di poter imparare sempre qualcosa di nuovo dalla vita e da coloro che incontriamo, siano essi uomini o animali.
“L’AMICO FEDELE – THE FRIEND”, che ho visto in anteprima stampa all’Anteo Palazzo del Cinema di Milano il 27 Maggio 2025, è un film da vedere per scoprire il significato della parola “amicizia”; sarà disponibile nelle sale cinematografiche di tutto il territorio a partire dal 05 Giugno 2025.

 

Federica Cervini

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