154.Un cortometraggio che può emozionare, far riflettere e stupire
Chi non conosce Giovanni Storti dell’irresistibile trio Aldo, Giovanni e Giacomo – che ci ha fatto ridere a crepapelle, ma al contempo sempre riflettere in tutti i suoi film?
Ho avuto il piacere di incontrare Giovanni e sentirlo parlare del cortometraggio sci-fi / distopico “154” all’Anteo Palazzo del Cinema a Milano; dopo la proiezione del corto, oltre a Giovanni erano presenti in sala i due registi Riccardo Copreni e Andrea Sbarbaro ed il team di WeShort, la piattaforma streaming dedicata ai cortometraggi.

E’ possibile far avvicinare intelligenza artificiale ed umanità?
Le due parole sono a mio avviso l’una l’antitesi dell’altra – ed è proprio per la curiosità data da questa totale divergenza che ho partecipato all’evento con grande interesse.
Presentato al GFF Giffoni Film Festival del 2024, il corto ci catapulta in un futuro non distante nel quale un team di scienziati sta testando il prototipo 154 – un’intelligenza artificiale all’avanguardia progettata per apprendere autonomamente; ben presto però gli scienziati si rendono conto che, per rendere 154 davvero intelligente, serve più della semplice programmazione … ed è qui che entra in scena Giovanni – che interpreta un maestro di asilo il cui compito è istruire 154 come se fosse un bambino di una delle sue classi, insegnandogli attraverso il gioco e l’interazione.
Il compito affidato a Giovanni lo destabilizza e turba profondamente, ed a me ha principalmente inquietato la ninna nanna che Giovanni canta al prototipo alla conclusione del corto così come la tematica della paternità affrontata in scena.
Può un’A.I. imparare veramente se non prova emozioni?
Può esistere crescita senza empatia?
In 20 minuti di proiezione ho vissuto un viaggio fantascientifico denso di domande – le cui due principali ho qui sopra riportato; ma molte altre mi sono frullate in testa tutta la sera.
Dove andremo a finire?
Stiamo effettivamente andando avanti cioè progredendo – oppure stiamo forse perdendo qualcosa di molto significativo e che ci definisce come uomini, nella nostra identità?
Penso al valore dell’empatia e di tutto ciò che forse il progresso tecnologico e le macchine non potranno mai sperimentare.
Molti gli spunti di riflessione, quindi, nati dalla visione di 154 e dall’incontro con protagonista e registi a conclusione della proiezione.
Giovanni si conferma un attore davvero capace e poliedrico – che sa farmi ridere ed anche commuovere, soprattutto riesce ad essere un grande comunicatore, un uomo sensibile a temi etici rilevanti e che sa ottimamente destreggiarsi anche in ruoli drammatici. Nel corto Giovanni è un uomo che ha a che fare con i bambini, che utilizza il loro linguaggio per raggiungerli ed accompagnarli nella crescita – ed ora deve fare i conti con il dilemma della possibilità di creare un rapporto tra uomo ed intelligenza artificiale.
Giovanni emoziona, lascia il segno, mi costringe a riflettere e mi coinvolge totalmente interpretando un personaggio che tocca le corde della mia sensibilità e colpisce nel segno. Il ruolo femminile del corto è affidato a Giulia Bellu, attrice e content creator di talento – ma la sua è solo una voce, perché per tutta la durata del corto in scena c’è solo Giovanni.
Eppure anche la sola voce di Giulia Bellu contribuisce a rendere più potente – se possibile – il confronto tra intelligenza artificiale ed esseri umani.
Benchè ambientato nel futuro, 154 è a mio avviso assolutamente attuale, considerato che l’intelligenza artificiale è sempre più parte integrante delle nostre vite: dagli assistenti virtuali a software di scrittura automatica, passando per i veicoli a guida autonoma fino ai sistemi di riconoscimento facciale, la tecnologia sta ridefinendo il concetto stesso di pensiero ed apprendimento.
154 obbliga alla riflessione circa i limiti di utilizzo dell’ A.I. e pone la domanda se sia possibile per essa sviluppare una forma di coscienza.Tantissimi quindi i quesiti che 154 pone al pubblico – lasciando a ciascuno la possibilità di rifletterci e darsi le proprie risposte.
Ve ne lascio ancora un paio: può un’A.I. imparare senza provare emozioni? Può esistere pensiero senza empatia?
Ritengo che l’ A.I. sia uno strumento potente da utilizzare – ma sta a noi saperla gestire nel modo corretto riconoscendo i limiti etici di applicazione. In Italia non c’è posto nelle sale cinematografiche per i cortometraggi – quasi non fossero dei veri e propri film.
Il cortometraggio è un genere “sottovalutato e bistrattato” , dicono i due registi presenti in sala, mentre si tratta di un genere che ha una propria dignità; il Progetto WeShortOriginals vuole valorizzarli, portando sul grande schermo 154 ed offrendo un’esperienza cinematografica che combina storytelling di alto livello ed un impatto immediato.
Fondamentale è stato anche il supporto di SpeedNetWeb.it, azienda ICT specializzata in servizi di connettività per aziende e privati, che ha sostenuto 154 ed il relativo progetto.
Giovanni Storti ha confessato al pubblico in sala di divertirsi molto anche quando non interpreta i ruoli comici, in cui siamo abituati a vederlo; gli è piaciuta molto l’energia trasmessa dai due giovani registi e la collaborazione con loro avviata. “154” è un corto assolutamente da non perdere in cui ci sono sperimentazione e coraggio; è una storia breve, tagliente, necessaria, che non lascia indifferenti e che fa provare un profondo senso di spaesamento.