Il mondo si salva un uomo alla volta. La linea di confine di Leonardo Araneo
Leonardo Araneo, classe 1980, è un caro amico del nostro Magazine; lo abbiamo apprezzato in ciascuna delle sue due pubblicazioni precedenti (“Back home”, Bertoni Editore 2022 ) e “Nkondi”, Eclissi Edizioni 2024 ) ed oggi abbiamo il piacere di intervistarlo per parlare del suo nuovo romanzo “La linea di confine” – da poco pubblicato da Bertoni Editore
Ciao Leonardo benvenuto; raccontaci in poche righe la trama del tuo romanzo “La Linea di confine” e come è nata l’idea di scriverlo – premesso che è un libro che il lettore avvicina in punta di piedi, ma poi ti lascia un segno.
Ciao Fede “La linea di confine” è la storia di Alessandro, uno scrittore di successo che, per una serie di circostanze, si ritrova costretto a fare i conti con il mondo in cui vive e con sé stesso ed i sogni e le speranze di quando era bambino.
E ovviamente non è un bilancio molto positivo.
Paura e felicità, passato e presente, vita e morte: quali sono i confini di cui parli nel titolo del libro, chi li stabilisce e come possiamo superarli?
I confini li stabiliamo noi, giorno per giorno, senza nemmeno accorgercene. E sono ovunque. Buoni e cattivi, stranieri e familiari, amici e nemici.
Sono confini ideali, eterei e impalpabili eppure tanto netti da risultare quasi impenetrabili.
Perché spingersi oltre il confine significa cambiare e cambiare spaventa perché significa mettersi in discussione, abbracciare l’altro da noi, mettere da parte le nostre certezze e far emergere i dubbi.
Insomma, è destabilizzante, ma, a mio avviso, è anche l’unico modo per vivere davvero.
“Con tutti i problemi che abbiamo, dobbiamo pure occuparci di quelli degli altri? Non possiamo pensare a noi stessi e far finta di niente?”
Faccio mie le parole ironiche di Alessandro per chiederti che tipo di vita stai suggerendo di vivere ai tuoi lettori – e semplicemente vuoi per te stesso?
Quale è la motivazione a scegliere di parlare nel tuo romanzo di temi così forti e drammatici quali i diritti umani e le ingiustizie?
Vedi, già solo il fatto di potersi porre il problema di che tipo di vita vogliamo per noi stessi è un lusso, un lusso di cui nemmeno ci rendiamo conto.
Tre quarti della popolazione terrestre non ha questo lusso, non ha scelte, non ha nemmeno molte speranze purtroppo; può solo tirare a campare tra le ristrettezze e le difficoltà che gli sono toccate in sorte – e a me questo pare davvero inaccettabile.
Questo tiro di dadi genetico che mi ha fatto nascere in un contesto di benessere mentre così tanti sono nati in povertà o peggio sotto le bombe, è un’ingiustizia che non riesco a sopportare e credo sia dovere di ognuno quantomeno interrogarsi su come potremmo migliorare questo stato di cose.
E questo mi spinge a scrivere i miei romanzi: indurre il lettore e domandarsi cosa può fare, lui, in prima persona, per cambiare il mondo.
Parliamo di uno dei tema principali del tuo libro, cioè la situazione dei migranti.
Come ti sei documentato per costruire la storia di Mahdi e della sua famiglia?
Mi sono documentato molto.
Ho avuto modo di frequentare a lungo uno SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati – n.d.r.) e sono entrato in contatto con decine di persone e storie, completamente diverse l’una dall’altra eppure tutte ugualmente accomunate da sofferenze terribili.
Ed ho capito che non esistono soluzioni semplici per problemi complessi e che la strada da fare è ancora molto lunga.
Alessandro, il tuo protagonista, è un misto di cinismo, ironia, consapevolezza sul valore dei sentimenti, solidarietà.
Attraverso questo personaggio, il tuo libro è una lunga dolceamara riflessione sul cosa significhi diventare adulti e crescere, senza dimenticare né perdere il nostro mondo di ragazzi.
Quali sono a tuo avviso le caratteristiche del nostro carattere a cui non dobbiamo rinunciare negli anni e quali quelle più importanti da acquisire crescendo.
Una, sopra le altre: la voglia di vivere sul confine, cioè di conoscere, di entrare in contatto, di scoprire, di comunicare.
Pensa ai bambini. Ogni gioco è una scoperta, ogni altro bambino è un potenziale amico, dietro ogni angolo si può nascondere una meraviglia.
Ecco, se riuscissimo a mantenere anche da adulti questa apertura verso ciò che ci è estraneo, il mondo sarebbe un posto migliore.
“Il mondo si salva un uomo alla volta”.
Come si salvano gli altri?
Come si cambia il mondo?
E soprattutto: siamo ancora in tempo per salvarci?
Come dicevo, viviamo in tempi difficili e nessuno ha la bacchetta magica.
Ma sono convinto che sì, possiamo ancora cambiare le cose ma per farlo dobbiamo impegnarci in prima persona, non aspettare il salvatore.
Dobbiamo informarci, ragionare, prendere posizione sulle cose e non rimanere indifferenti.
Cominciamo a boicottare le aziende che non operano in maniera etica, smettiamo di visitare quelle nazioni che non rispettano i diritti umani, impegniamoci per ridurre le nostre emissioni, non voltiamoci dall’altra parte quando in strada vediamo qualcuno, chiunque sia, in difficoltà.
Perché come diceva Hemingway, appunto, “il mondo si salva una persona alla volta”.
“Senti, ti faccio una proposta” tagliò corto Marco, “fra vent’anni ci ritroviamo qui, su questa spiaggia e vediamo che fine abbiamo fatto. Se abbiamo cambiato il mondo o se il mondo ha cambiato noi”.
Prendo spunto da questo brano del romanzo per chiederti quale è il valore dell’amicizia, quale il supporto che gli amici possono dare nel tempo, anche se non li si è più frequentati per diversi anni – ed anche quali cambiamenti vedi nel te stesso di oggi rispetto al Leonardo Araneo di 20 anni fa.
Gli amici sono fondamentali e per chi, come me, ha la fortuna di averne alcuni che si porta dietro da più di trent’anni è un po’ come avere delle corde di sicurezza quando sei in arrampicata: se anche cadi, non ti farai mai troppo male.
Onestamente non posso dirti con esattezza quanto e come io sia cambiato: di sicuro sono un po’ più lucido, ho deciso in maniera più netta da che parte stare.
Ma rimango drammaticamente polemico, puntiglioso e provocatorio.
Un altro dei temi che affronti nel tuo romanzo è quello del consumismo dilagante: “Consuma meno, consuma meglio e rispetta di più l’ambiente attorno a te. Lo vedi fattibile?”
Lo chiedo a te: quale futuro vedi per il nostro Paese da questo punto di vista?
Quali comportamenti è possibile mettere in atto per migliorare la situazione?
È una questione delicata. Purtroppo la mentalità consumistica è ormai profondamente radicata nella nostra società e non riusciamo a fare a meno di identificarci in ciò che abbiamo e ciò che facciamo: la macchina bella, il viaggio nella meta esotica, il ristorante alla moda.
Siamo ciò che possiamo permetterci di comprare.
Non sarà semplice cambiare questo tipo di mentalità ed infatti, anche nel contesto del dibattito ambientalista, si sente raramente parlare di decrescita perché è un tema che rimane indigesto.
Posso pure accettare di comprarmi la macchina elettrica ma non mi chiedere di non usarla per ogni più piccolo spostamento.
Purtroppo però, pensare di poter rendere il nostro attuale livello di consumo sostenibile grazie alle fonti rinnovabili è pura follia.
Mi piace individuare una colonna sonora per ogni libro che leggo: vuoi suggerirci tu una canzone che ben si accompagni ai temi trattati in questo romanzo, ed alla quale ti senti legato?
Ti direi Rocket Man, di Elton John. È la storia di uomo solo, sospeso, malinconico, che ama il suo strano e assurdo lavoro ma che ha anche la nostalgia di casa, un po’ esploratore e un po’ filosofo, incapace di farsi comprendere davvero dagli altri eppure anche lui desideroso d’amore.
Credo si adatti molto bene al personaggio di Alessandro.
Nei tuoi romanzi “Back Home” (Bertoni Editore, 2022), “Nkondi” (Eclissi Edizioni, 2024) ed ora “La linea di confine” (Bertoni Editore, 2025) io vedo delle similitudini per le tematiche che affronti: vuoi parlarmene?
Sì, i miei romanzi, pur molto diversi tra loro, vertono sempre sui temi che mi stanno a cuore, sui quali sento di voler invitare il lettore alla riflessione.
“Back Home” era una complessa metafora di patriarcato e maschilismo mentre “Nkondi” si incentrava sul tema delle disparità socio economiche che informano il mondo, un tema che, come hai osservato, ritorna anche ne “La linea di confine”.
Per concludere dicci che progetti hai per il futuro.
Sto ultimando la revisione del mio nuovo romanzo, un thriller giallo su una ragazza scomparsa intitolato “Gli Estranei”.
E sì, anche stavolta ritorneranno i temi che mi sono più cari: le relazioni genitori-figli, le disparità sociali, l’alienazione. Sarà il mio lavoro più lungo e complesso e non vedo l’ora di poterlo far giungere ai lettori.
… e noi non vediamo l’ora di leggerlo!
grazie per il tempo che mi hai dedicato ed arrivederci.