Le Assaggiatrici. La guerra raccontata dalle donne nel nuovo film di Silvio Soldini
Poco prima di morire, nel 2012, una donna tedesca di più di 90 anni rivelò al mondo un segreto che aveva custodito per tutta la vita: aveva fatto parte di un gruppo di giovani donne costrette per più di due anni ad assaggiare il cibo per Hitler, quando il dittatore era nascosto nella Tana del Lupo; dopo ogni pasto le donne dovevano attendere un’ora per avere la certezza che quel cibo non fosse avvelenato.
Il suo nome era Margot Wölk, l’unica di quel gruppo sopravvissuta alla guerra.
“Le assaggiatrici”, il film per la regia di Silvio Soldini che ho visto ieri a Milano presso Anteo Spazio Cinema, racconta al pubblico questa drammatica vicenda.
Prodotto da Lumière & Co. in associazione con Anteo, “Le assaggiatrici” è stato il film d’apertura del BIF&ST 2025 – Bari International Film&Tv Festival , il festival internazionale del cinema e della cultura audiovisiva che si è da pochissimi giorni concluso a Bari.
Il film di Soldini si basa sul romanzo dal medesimo titolo scritto da Rosella Postorino, pubblicato da Feltrinelli e vincitore del Premio Campiello nel 2018. Cristiana Mainardi, co-produttrice del film, lesse il libro – ancora prima che questo vincesse il Premio Campiello; lei e Lionello Cerri, i due produttori, hanno creduto nella potenza di questa storia ed hanno fortemente voluto realizzarne una pellicola per il cinema.

E’ nata di conseguenza l’alleanza tra Anteo e Lumière, in modo del tutto naturale, proprio perché l’Anteo ha sempre avuto un’attenzione particolare per i temi civili e sociali di interesse culturale; è questa la prima volta, in 45 anni di vita, che Anteo si è unito in associazione per sostenere la produzione di un film.
La trama in estrema sintesi del film è questa: nell’autunno del 1943 una giovane ragazza di nome Rosa, in fuga da Berlino colpita dai bombardamenti, si trasferisce in un piccolo paese isolato vicino al confine orientale – dove vivono i suoceri e dove Gregor, il marito impegnato al fronte, le ha scritto di rifugiarsi in attesa del suo ritorno. Tale paesino si trova nelle vicinanze della famigerata Tana del Lupo, il bunker in cui vive Hitler.
Un giorno di quell’autunno 1943 Rosa ed altre 6 ragazze (“sane donne tedesche”) vengono prelevate dalle SS e condotte nei pressi della Tana del Lupo per diventare le assaggiatrici di Hitler. Nonostante il terrore, le donne stringono tra loro alleanze, amicizie e patti segreti.
La trama è drammatica: da un lato c’è Hitler e la sua ossessione di poter essere avvelenato; dall’altro le giovani donne di un povero villaggio – felici di avere due pasti garantiti al giorno ma terrorizzate dal pericolo dell’avvelenamento. Rosa, la protagonista berlinese da poco arrivata nel villaggio, fatica ad integrarsi con le altre ragazze, ma a poco a poco riesce a vincere la diffidenza del gruppo femminile fino a stringere legami di amicizia.
A questa trama angosciosa – ed alla conseguente paura, che è il sentimento che maggiormente caratterizza la vicenda – si sovrappone poi l’amore quando, in modo del tutto inaspettato, Rosa avvicina un ufficiale delle SS (“quindi lo trovi affascinante e non bastardo”).
Questo sentimento cozza su più livelli con la situazione, a partire dal fatto che lui è un militare e lei è sposata. L’atmosfera in cui ha vissuto Rosa sino ad ora è il terrore della guerra, eppure nasce un amore cioè un sentimento del tutto opposto – forse per il bisogno di vivere: Ziegler e Rosa sono semplicemente due giovani che si desiderano.
Le riprese del film si sono svolte dal Maggio 2024 in Italia nella zona di Bolzano, poi in Belgio ed in Svizzera; distribuito nelle sale cinematografiche italiane dal 27 Marzo 2025, “Le assaggiatrici” ha già ottenuto recensioni favorevoli da parte della critica cinematografica.

Moltissimi gli elementi che mi sono piaciuti del film, e primo fra tutti il fatto di raccontare la guerra dal punto di vista delle donne, cioè di coloro che sono rimaste a casa; nel film le donne formano esse stesse a loro volta un piccolo esercito, senza armi, costrette a sacrificarsi per il Terzo Reich.
Ho apprezzato inoltre l’attenta ricostruzione di scenografie, trucco e costumi dell’epoca, e la realizzazione di molte scene muovendosi in spazi circoscritti e ristretti, con tanti dettagli, riferimenti a piccole storie personali – il tutto a margine del conflitto.
Quello descritto nel film è un piccolo mondo femminile in cui troveranno vita sia la solidarietà che il tradimento.
L’elemento chiave di “Le assaggiatrici “ a mio avviso sta nelle scene claustrofobiche girate intorno al tavolo apparecchiato: lì ci sono donne che letteralmente stanno morendo di fame (al villaggio la situazione di approvvigionamento del cibo era più che drammatica) e le riprese nella sala assaggi, così come quelle nel cortile durante l’attesa tra i due pasti, mi hanno trasmesso emozioni e sentimenti diversi: terrore, rabbia, ansia, ma anche in positivo riflessioni sul valore dell’amicizia e sulla complicità fra donne.
Altro elemento rilevante è la sfera delle relazioni del gruppo di donne: le loro emozioni sono il cuore del film.
Le donne del film sono spesso riprese tutte in gruppo, come se fossero una squadra e quindi più forti – eppure al contempo ciascuna è precisamente delineata con propri tratti caratteriali.
Dopo aver visto il film, il regista Silvio Soldini ed il produttore Lionello Cerri si sono intrattenuti in sala in dialogo con il giornalista Mattia Carzaniga – dando vita a quella che Anteo chiama la “Lezione di cinema”.
E’ stata un’occasione imperdibile per dialogare ed apprendere ponendo domande a regista e produttore del film: Soldini si è dimostrato disponibile a rispondere a molte curiosità dei presenti in sala, ad esempio ha parlato della scelta di girare il film in tedesco (lingua che ha ammesso di non conoscere) perché gli sembrava essere la scelta più naturale, trattandosi di una vicenda ambientata nella Germania del 1943.
Ha espresso piena soddisfazione per la scelta delle giovani attrici tedesche che hanno recitato nel film, citando la loro disponibilità e autenticità. Il regista ha anche ammesso come la realizzazione di “Le assaggiatrici” sia stata una scommessa: il cinema italiano tratta generalmente vicende meno “impegnate” e più “rassicuranti”, peraltro questo film non presenta nel cast nessun nome di attori famosi, cosa che normalmente attira il grande pubblico.
A dispetto di ciò, la pellicola sta già avendo un buon successo e sarà programmata in circa 500 sale cinematografiche su tutto il territorio nazionale.
Vorrei citare anche un altro elemento che ho apprezzato, e cioè il tempo: il film copre un intero anno e la trama è cadenzata dal susseguirsi delle stagioni. In autunno le giovani donne vengono portate alla Tana del Lupo ed iniziano a conoscersi.
In inverno giunge a Rosa la notizia che suo marito Gregor è dichiarato disperso in guerra; primavera ed estate fanno da sfondo alle scene d’amore di Ziegler e Rosa nel fienile.
Si tratta di un anno in cui ciascuna delle donne è cambiata, mentre molto sta anche cambiando al di fuori della Tana del Lupo.
Il film invita a riflettere sulle guerre – sia passate che attuali – sulle forme di dittatura, sul potere e sui rapporti umani ed è stata occasione di considerazioni che hanno spaziato financo alla odierna politica di Trump.
Alla pagina di Spazio Cinema (qui il link )si possono visualizzare le date di programmazione del film presso l’Anteo di Milano.