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Intervista a Claudia Cantisani: Quel gusto maledetto di cantare dal vivo!

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Il sodalizio umano e artistico (nato davanti a un Campari) con Felice Del Vecchio, il duetto con Alessandro Haber in “Sabrina sul petrolio” (La Stanza Nascosta Records), un faro assoluto nella sua produzione; quel Sergio Caputo che nel terzo album dell’artista (laziale di nascita e lucana d’adozione) suona la chitarra nella rivisitazione di “Blu elettrico” e che da sempre ispira il suo canzoniere, nel segno dell’ironia, della leggerezza e della magia di un godibilissimo pop/jazz. Questo e tanto altro nell’intervista alla brillantissima vocalist e autrice Claudia Cantisani, che potrete ascoltare live nella magica cornice del Blue Note Milano, il prossimo 23 aprile.

(Per info e prenotazioni: https://www.bluenotemilano.com/evento/concerto-claudia-cantisani-23-aprile-2023-milano/)

Hai da poco pubblicato il tuo terzo album, “Sabrina sul petrolio”, che contiene l’omonimo duetto con Alessandro Haber. Ci racconti qualche retroscena della vostra collaborazione?

E’ stata intanto un’esperienza nuova perché era la prima volta e poi la definirei anche “innovativa” perché Haber in studio mi chiedeva di staccargli il tempo in anticipo e- fidatevi- non è una delle cose più naturali in musica…! Fortunatamente, per tutti, ci sono riuscita e il risultato di “Sabrina sul petrolio” direi che è niente male!

Sergio Caputo, che ha firmato le note al precedente “Non inizia bene neanche questo weekend”(La Stanza Nascosta Records)- paragonandoti a Mina e Caterina Valente- suona la chitarra, in questo nuovo lavoro, accompagnando la tua rilettura di “Blu Elettrico”. Quanto ha influito il canzoniere caputiano sulla tua scrittura?

Mi è sempre piaciuto un modo di scrivere “leggero”, i testi per immagini, gli arrangiamenti ricchi di fiati…in una parola, anzi due: Sergio Caputo. Ha quindi influito tantissimo sulla mia musica, anche se ho cominciato ad ascoltarlo, anzi assorbirlo, da grande, avevo più di vent’anni. Contestualmente ho sempre divorato le composizioni di Cole Porter, George Gershwin insieme a Irving Berlin, Jerome Kern e la coppia Rodgers & Hart. Loro sono i grandi che componevano i numeri musicali dei musical americani del secolo scorso dando vita a musica di genere europeo nello stile del jazz americano: né canzonette, né jazz cerebrale  ma allo stesso tempo entrambe le cose. Geniali!

Quali sono le voci femminili che ami?

Renè Marie, Diane Schuur e Rachelle Ferrell.Se mi permetti vorrei citare anche i tre dischi che me le hanno fatte amare:  “How can I keep from singing?” Di R. Marie; “Diane Schuur & The Count Basie Orchestra”; “Individuality (can I be me?)” di R. Ferrell.

I tuoi riferimenti filmici?

Ti dico i miei dieci film preferiti: Tutta colpa del paradiso di Francesco Nuti, Il marchese del Grillo di Mario Monicelli, Irma la douce di Billy Wilder, Non ci resta che piangere di Massimo Troisi e Roberto Benigni, La famiglia di Ettore Scola, In nome del popolo sovrano di Luigi Magni, Pallottole su Broadway di Woody Allen, Pane e tulipani di Silvio Soldini, Il giudizio universale di Vittorio De Sica, La sedia della felicità di Carlo Mazzacurati, Signori si nasce….(e non solo) e tutto, e dico tutto, il Teatro di Eduardo!

Il libro che hai sul comodino?

“Doctor Faustus” di Thomas Mann, regalatomi al mio compleanno dal caro amico giornalista e scrittore Bruno Perrini.

La collaborazione con il Maestro Felice del Vecchio è una costante della tua produzione. Come vi siete conosciuti e cosa vi lega, artisticamente e umanamente? 

Ci siamo conosciuti difronte ad un campari soda dal Doc, il nostro bar preferito a Latronico paese in provincia di Potenza dove siamo cresciuti.Facevamo  musica insieme nella band “Bombrei” in cui io suonavo (male)  l’armonica. Ci ha da subito legato l’amore per il campari e per la musica. Ci siamo sposati nel 2013 e da allora condividiamo ogni cosa, incluso il buco della serratura da cui osserviamo, divertendoci a scriverne, questo folle viaggio  che è la vita!

Hai un diploma in Canto Lirico. Callas o Tebaldi?

Tra le due Callas perché non solo voce ma anche tanto cuore. Su tutte Montserrat Caballé perché molto meno purista, tanto è vero che si è cimentata con la musica leggera. Ricordiamo l’album “Barcelona” con Freddie Mercury.

Il brano di “Sabrina sul petrolio” che “senti” maggiormente a livello emotivo?

“Quel gusto maledetto”. Eravamo in piena chiusura forzata per la pandemia e nelle orecchie da giorni avevo gli auricolari con su la meravigliosa armonia del brano. Un pomeriggio la musica mi ispirò il mondo di Pirandello. Misi sul pc uno dei sui lavori teatrali (che più amo); alla fine di questo la canzone si era scritta da sé…

Si avvicina la data di presentazione ufficiale dell’album al Blue Note. Quanto conta per te la dimensione live?

Quello che più ho subito profondamente nel periodo di fermo imposto dal virus è stata proprio la mancanza di concerti. Che poi non è solo l’esibizione in sé, ma le sessioni di prova, il rapporto coi musicisti, la bellezza del suonare insieme. Chiuderei con un brindisi (dato che ti scrivo con un campari in mano): A che viva in eterno il piacere di chi suona e la goduria di chi ascolta! Cin Cin!

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