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Tutto nasce tra le pareti di casa. Intervista al cantautore Sgrò

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Le Piante”. È questo il nome del tuo nuovo singolo. Un testo semplice e complesso allo stesso tempo, che cattura per la sua originalità.

Grazie per queste parole. Sai una cosa? Ho impiegato del tempo per capire questo testo. Quando l’ho scritto, qualche anno fa, è stato come io avessi semplicemente sbobinato una voce che avevo in testa. Solo col tempo, riascoltando la canzone qualche settimana fa, ma soprattutto superando definitivamente quel momento di confusione che stavo vivendo quando l’ho scritta, sono riuscito a vedermi da fuori e a vedere da fuori tutte le parole della canzone, e così a dargli un significato. Mi rendo conto, anche perché non sei la prima che me lo fa notare, che ci sono più livelli di lettura. Non era mica mia intenzione.

Cosa rappresentano per Sgrò le piante, i fiori….

Questa passione nasce perché non riuscivo a prendermi cura di me, perciò ho direzionato questo bisogno di cura (ognuno, credo, ha bisogno di prendersi cura di qualcosa) verso l’esterno. E non potendo prendere un cane (che amo alla follia) o un gatto (che ammiro alla follia), ho guardato alle piante e ai fiori.

Colpisce la frase “Con i pianti che non faccio innaffio le piante, com’è che muoiono sempre?”

Questo è il centro di gravità della canzone. È un modo per dire “Ma, scusa una cosa, come puoi pensare di vivere nuove emozioni e nuove relazioni, amicali e non, se non riesci a piangere, ad aprirti, a fare a meno di tutte le sovrastrutture castranti che porti addosso? È chiaro che ogni incontro che fai è un tramonto e che ogni pianta appassirà, è chiaro che ogni cosa è destinata per forza a morire se le premesse sono premesse di chiusura e di totale difesa del proprio sé. Devi aprirti e devi cambiare, se vuoi andare avanti!”

Nel video il protagonista è un rider che per una consegna si ritrova in una casa vuota ma ricca di arte, e di piante. Un richiamo esplicito alla cultura e alla natura.

Forse sì. Non saprei. Non ci avevo riflettuto. La villa è una metafora e ci serviva per far entrare il protagonista rider in un mondo del tutto diverso dal suo. Ci serviva, quindi, per raccontare, con altre immagini e con un altro linguaggio, quello che la canzone racconta. Cioè la difficoltà a stare al passo col mondo, sia quello interiore delle proprie emozioni che quello esteriore. Il rider infatti ha sentimenti contrastanti. Da un lato si lascia andare a qualsiasi desiderio, dall’altro, invece, si sente frustrato e castrato.

Ma forse anche un richiamo anche alla situazione di “chiusura” che ha vissuto e che vive l’essere umano a causa della pandemia?

Questo aspetto è interessante. L’elemento di chiusura c’è, come ti dicevo. Il soggetto ha difficoltà ad aprirsi.

Ti sei sempre definito un cantautore “domestico”… questo singolo nasce tra le pareti di casa?

Tutto nasce tra le pareti di casa. Credo che anche ogni colore dell’arcobaleno nasca tra le pareti di casa.

Daniela Romano

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