VinGustando Campania, Il Vino … Magia e Ritualità.

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Pensate che , se la prima uva ammostata non avesse fermentato spontaneamente originando una bevanda piacevole ed inebriante, la vite non avrebbe conosciuto una grande estensione nel mondo ed avrebbe condiviso la sorte di molte altre piante. E’ stato proprio il vino a salvarla, stabilendo così un legame vitale fra i tempi antichi e l’oggi. Utilizzato come merce di baratto e oggetto di fiorente commercio, il vino è diventato nel corso dei millenni, un messaggio di cultura e un importante elemento di identità e di storia. In esso si ritrovano aspetti simbolici che toccano profondità individuali e collettive e da un punto di vista culturale, è stato caricato di elementi rituali, di rilevanza sociale e tradizionale. Il vino è divenuto al contempo simbolo di abbondanza e raffinatezza, consolazione e rigenerazione, ispirazione artistica, convivialità e comunione divina.

Molti popoli gli hanno attribuito un alto valore simbolico, fino ad assumerlo ed integrarlo nella propria tradizione culturale e per alcuni anche religiosa. Non è casuale che le culture sumera, egizia, ebraica, fenicia, greca, etrusca, romana, abbiano provveduto ad elaborare su di esso una ricca costruzione mitologica tesa a spiegarne l’essenza in termini sia religiosi che magici. Sono molti i miti del Vicino Oriente e dell’area mediterranea che hanno elaborato narrazioni fantastiche volte a spiegare l’origine della vite e del vino. Per gli antichi egizi il vino era considerato un’invenzione di Osiride, mentre in Grecia questa stessa invenzione era posta sotto il segno di Dioniso e di Zeus. Nel Medioevo il vino assume valore simbolico come sangue di Cristo, ragion per cui nei conventi si conserva la cultura del vino che diviene status simbol sulla tavola dei ricchi, dei potenti e degli ecclesiastici. Il cristianesimo eredita dalla tradizione ebraica questa cultura, pur attribuendole un significato completamente nuovo: esso è, infatti, indissolubilmente legato al sangue di Cristo versato sulla croce e segno tangibile della sua presenza nella Chiesa, mediante l’Eucarestia. Ma esiste anche il rapporto millenario tra vino e salute, sancito dal detto “il vino fa buon sangue”, che viene delineato con una serie di riferimenti storici e letterari che risalgono fino dalla medicina assiro-babilonese. Il vino era presente anche nella singolare farmacopea egiziana come eccipiente: le medicine, infatti, erano tutte a base di grasso, acqua, latte, vino o birra. Inoltre, esso era utilizzato come anestetico, disinfettante di ferite e piaghe e nei riti di imbalsamazione.
Nell’ottica di un bere secondo cultura il significato del consumo del vino è molto vario e per molti il suo consumo fa parte della vita sociale di ciascuno. Il vino è ritenuto componente essenziale della comunicazione, perché le occasioni di consumo sono per natura collettive, ma soprattutto emotive, favorendo il contatto mediante la conversazione, l’atmosfera di allegria, la condivisione di piaceri o la rinascita di valori come quello dello scambio e del dono. Bere insieme è un rito sacro, quasi religioso. Simbolo di sacralità, di gioia e di divinità, il vino rappresenta, dunque, un fattore di unione e di comunione degli uomini tra di loro e con Dio. Oggi, significati religiosi a parte, i momenti rituali legati al vino e praticati da qualunque appassionato, vedono nel momento dell’apertura della bottiglia e del suo servizio la massima espressione. Questo è evidente a partire dal momento nel quale la bottiglia è presentata e tutti si attendono, con una cerimonia più o meno formale, la rimozione del tappo che precede la libagione.   È proprio l’estrazione del tappo il momento più suggestivo, quello che lascia i presenti quasi con il fiato sospeso nell’attesa di avere la conferma che, per esempio, non sia alterato dal “temibile” odore di tappo, evenienza che lascia tutti delusi e scontenti. Ma quando invece, dopo avere estratto il tappo dalla bottiglia e giudicato in buone condizioni, nei visi dei presenti si nota subito un sorriso di sollievo e tutto è pronto per dare inizio alla cerimonia della libagione, spesso, con tanto di brindisi. Sembra paradossale, eppure l’esito di questo “delicato” rito è legato a un piccolo cilindro di sughero, alla sua estrazione e al modo con il quale si procede alla sua rimozione, compresi gli strumenti e le tecniche utilizzate.  Il rito dell’apertura della bottiglia, così come del suo servizio, sono così importanti nella cultura del vino, che si sono creati per questi due aspetti vaste e ricche produzioni di accessori, dai cavatappi ai calici, dai taglia capsule fino ai dischi da infilare nella bottiglia in modo da evitare inopportune e accidentali “gocce”. Ed allora che dire… Alla Salute!!!

Giovanni De Silva

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